Il sistema di sparo a “massa battente” è stato uno dei protagonisti assoluti della tecnologia armiera del XX secolo, in particolare nello specifico segmento delle pistole mitragliatrici e dei moschetti automatici, camerati per i calibri per pistola (in primis 9×19 parabellum ma anche .45 acp e altri). Ha avuto il suo momento assoluto di gloria nel secondo conflitto mondiale ma, a partire dagli anni Settanta-Ottanta del Novecento, sembra essere stato progressivamente accantonato. In queste poche righe, cerchiamo di capire innanzi tutto che cos’è il sistema a “massa battente” e che cosa ne abbia determinato il declino (ammesso che quest’ultimo possa considerarsi definitivo).
Nascita e tecnica della massa battente
Il sistema di sparo a “massa battente” è intrinsecamente collegato alla nascita delle prime armi portatili a raffica sparanti a otturatore aperto, con particolare riferimento ai moschetti automatici e alle pistole mitragliatrici. Con questi due termini si intendono quelle armi automatiche (quindi capaci di tiro continuo, fintanto che dura la pressione sul grilletto) camerate per calibri per pistola semiautomatica, in primis il 9×19 parabellum ma anche il .45 acp e altri. Il moschetto automatico è caratterizzato dalla calciatura fissa in legno, mentre la pistola mitragliatrice ha normalmente (appunto) impugnatura a pistola e calcio ripiegabile. In questo tipo di armi, a partire dalla prima guerra mondiale (la capostipite assoluta è la Villar Perosa 1915, seguita dalla carabinetta Ovp e dai moschetti Beretta 1918, ma anche dall’Mp18 tedesco), in considerazione dell’elevato numero di colpi sparati in breve tempo e del conseguente riscaldamento della canna, si è deciso di far iniziare il ciclo di sparo dell’arma a otturatore aperto. In sostanza, arretrando la manetta di armamento, l’otturatore resta agganciato al dente di scatto e resta, quindi, in apertura. Questo sia per favorire il raffreddamento della canna, che può essere liberamente attraversata dall’aria, sia per consentire alla cartuccia di essere camerata solo nel momento dell’effettivo sparo, evitando così il rischio di una autoaccensione a causa del calore della canna. Premendo il grilletto, quindi, l’otturatore avanza, sfila la cartuccia dal caricatore, la camera e determina la partenza del colpo, senza necessità di ulteriori azioni da parte del tiratore. Il bossolo, grazie all’azione dei gas di sparo, spinge all’indietro l’otturatore, che rincula, estraendo ed espellendo il bossolo. Se il grilletto è ancora premuto, l’otturatore avanza nuovamente sfilando un’altra cartuccia dal caricatore e sparando un altro colpo, altrimenti si arresta in apertura. In alcune tipologie di armi di questo tipo, il percussore è un pezzo separato rispetto all’otturatore e vi sono opportuni accorgimenti perché il percussore sporga dalla faccia dell’otturatore (facendo partire il colpo) solo quando l’otturatore è in completa chiusura. Esempi di questo genere sono appunto la Villar Perosa 1915 ma anche il Mab 38A. Nei progetti impostati a partire dagli anni Quaranta, più spesso il percussore è fisso sulla faccia dell’otturatore (come sul Mab 38/42, per esempio), semplificando ulteriormente la meccanica. Questo sistema è la “vera” massa battente propriamente detta e, calcolando opportunamente la lunghezza del percussore, consente anche di far partire il colpo una frazione di secondo prima che l’otturatore giunga a battuta sulla faccia di culatta della canna. In questo modo, la spinta retrograda del bossolo, allo sparo, non deve vincere solo la forza della molla di recupero e l’inerzia della massa dell’otturatore, ma anche la spinta in avanti dell’otturatore stesso, che è ancora in corso. In questo modo è possibile avere una massa più leggera (limitando lo sbilanciamento nel ciclo di sparo) e si ottiene, anche, un abbassamento della cadenza di tiro (sempre a favore della controllabilità).
Apoteosi e tramonto
Il sistema a massa battente è stato considerato pressoché obbligatorio nelle pistole mitragliatrici sviluppate dalla seconda guerra mondiale in avanti e, soprattutto nel dopoguerra, ha avuto il proprio momento di apoteosi, quando l’uso dei cosiddetti otturatori a massa avanzata, ha consentito di avere armi estremamente compatte ma, anche, molto ben controllabili nel tiro automatico: esempi classici di questo tipo di armi sono per esempio l’israeliana Uzi, la Beretta Pm12, la Franchi Lf 57, la Steyr Mpi 69 e così via. Nel frattempo, tuttavia, da un punto di vista strettamente tattico, il ruolo della pistola mitragliatrice ha cominciato progressivamente a ridimensionarsi, con l’entrata in servizio dei fucili d’assalto in 7,62×51 ma soprattutto in 5,56×45 mm, passando da arma di utilizzo generale per la fanteria, per il combattimento ravvicinato e l’assalto, al ruolo di arma specialistica per l’antiterrorismo e altri compiti molto definiti. Compiti nei quali, oltre alla mera capacità di saturazione dell’area, veniva in evidenza anche la necessità di disporre di un’arma capace di elevata precisione nel tiro mirato, in modalità semiautomatica. Proprio in questa modalità di tiro, si evidenziano i limiti della massa battente che, anche in configurazione a massa avanzata, determina un evidente ritardo tra il momento della pressione del grilletto e quello della partenza del colpo, a causa dell’elevata massa dell’otturatore che deve scattare in avanti e alla sua velocità relativamente modesta, rispetto per esempio a un cane interno che batte contro un percussore. Anche in assenza di un marcato sbilanciamento, durante la fase di avanzamento, è proprio il tempo lungo di sparo a determinare una insufficiente precisione nel tiro mirato con le armi a massa battente (specialmente contro bersagli in movimento). Ed è questo il motivo per il quale, progressivamente ma inesorabilmente, il “mitra” di vecchia scuola è stato accantonato a favore di armi ancora camerate in calibri per pistola (soprattutto 9×19) ma con inizio del ciclo di sparo a otturatore chiuso. Una delle capostipiti di questa nuova generazione è stata la H&K 54 o Mp5, seguita più di recente dalle Scorpion Evo Cz, Sig Sauer Mpx, Beretta Pmx e così via. Queste armi, tra l’altro, evidenziano cadenze di tiro superiori rispetto a quelle delle armi a massa battente che le hanno precedute, proprio in ossequio alla loro natura di armi “specialistiche”.