Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) rivendica il diritto a scioperare. «Riteniamo», ha detto il segretario Donato Capece, «sia giunta l’ora che il Parlamento esamini con urgenza la possibilità di introdurre il diritto di sciopero anche agli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. In un sistema carcerario sovraffollato da 66 mila detenuti e ben 5 mila agenti in meno, è necessario essere messi in condizione di avere gli strumenti opportuni pe…
Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) rivendica il diritto a
scioperare. «Riteniamo», ha detto il segretario Donato Capece, «sia giunta
l’ora che il Parlamento esamini con urgenza la possibilità di introdurre il
diritto di sciopero anche agli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria.
In un sistema carcerario sovraffollato da 66 mila detenuti e ben 5 mila agenti
in meno, è necessario essere messi in condizione di avere gli strumenti
opportuni per esprimere e gridare la nostra insoddisfazione». Capece ha
ricordato che il sindacato segnala ogni giorno che, in molti istituti di pena,
la sicurezza sociale e la rieducazione del detenuto «sono utopie per le carenze
di poliziotti, educatori e assistenti sociali. Si mette ingiustamente alla
gogna la polizia penitenziaria per episodi negativi che avvengono in carcere,
come suicidi di detenuti o evasioni, ma non si fa nulla di concreto per rendere
il carcere una istituzione civile per chi ci lavora ogni giorno e per i
detenuti».