Un grande impegno congiunto tra diverse istituzioni pubbliche e private per avere in Italia diffusi e aggiornati dati scientifici e georeferenziati, sulla base dei quali costruire la sfida della migliore governance della fauna selvatica, ridurre i conflitti con le attività umane ed esaltare la ricchezza dell’intreccio tra biodiversità e potenzialità territoriali.
Ecco il messaggio innovativo dell’accordo firmato tra Ispra, Legambiente, Federcaccia, Arcicaccia e Anuu presentato nell’ambito dell’iniziativa intitolata “Ambiente, legalità e nutrizione. Fauna selvatica come risorsa”, organizzata da Cncn (Comitato nazionale Caccia e Natura) in collaborazione con Grosseto Fiere e Fiera di Vicenza, che si è svolta sabato 30 maggio nell’ambito del Game fair 2015 di Grosseto.
Con questo appuntamento prosegue il percorso finalizzato a creare una nuova cultura ambientale, avviato a gennaio a Roma con l’iniziativa “Ambiente, legalità, lavoro: progetti per una nuova qualità della vita”, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e proseguito con l’evento “L’Unione fa l’ambiente”, tenutosi a febbraio durante la manifestazione Hit show presso Fiera di Vicenza, alla presenza del sottosegretario Barbara Degani e dei rappresentanti della Commissione europea.
Da tali convergenze sono nati cinque progetti concreti in favore dell’ambiente, tra cui quello oggetto di questa iniziativa.
Protagonista dell’iniziativa di Grosseto è stato il rapporto tra uomo e fauna selvatica, affrontato con l’ausilio delle testimonianze dei più autorevoli esponenti del mondo di associazioni e soggetti con storie e identità diverse, uniti però dalla comune consapevolezza che l’ambiente rappresenta una risorsa preziosa, le cui potenzialità non possono e non devono essere svilite da illegalità e preconcetti culturali e che in questo ambito serve una grande alleanza. Quella auspicata dall’on. Luca Sani, presidente commissione Agricoltura della camera dei deputati, che sostiene “se si trovano sintesi unitarie su questi argomenti all’interno della società civile, poi per la politica è più facile prendere decisioni”. E poi continua: “Sappiamo che l’impianto normativo di riferimento è ormai datato, la legge sulla caccia ha ormai molti anni sulle spalle, ma si fa sempre molta fatica ad affrontare la questione, ci sono aspetti emotivi trasversali che impediscono una discussione seria e un confronto vero. Tuttavia la caccia è un elemento che non si può eliminare, come altri aspetti della nostra società chiede di essere regolato, garantendo la pratica degli appassionati da una parte e gli equilibri ambientali dall’altra. Va trovato un equilibrio non solo ambientale, ma anche sociale ed economico”.
Il tema della forza di questa alleanza ha trovato il supporto anche di Antonino Morabito, responsabile Fauna e Biodiversità di Legambiente, che ha sostenuto “piuttosto che fare un confronto sulle tematiche che ci vedono separati, forse la strada maestra è quella che deriva dalla forza del nostro territorio, ovvero delle comunità. Affrontare i problemi in uno spirito di gruppo territoriale nel quale le diversità si uniscono. La comunità rappresenta l’insieme delle esperienze utile a costruire e non ad alzare muri”.
Nel corso dell'iniziativa si è posta l’attenzione su un’urgenza non più prorogabile: il monitoraggio costante delle specie selvatiche presenti sul nostro territorio per una governance che sia allo stesso tempo garanzia della biodiversità nel pieno rispetto delle attività umane. “Siamo a buon punto", sostiene Piero Genovesi, responsabile del servizio di consulenza Ispra. "Sugli ungulati, grazie anche al concorso dei cacciatori che fanno la maggior parte dei censimenti, abbiamo una fotografia più accurata di altri Paesi europei. I dati sono accurati ma dobbiamo fare uno sforzo per rendere il patrimonio di informazioni più dinamico e trasparente. La rete di conoscenze del mondo venatorio è fondamentale, possiamo crearne una mettendo a sistema le varie competenze per arrivare ad avere aggiornamenti annuali e immessi liberamente nel database. L’approccio dell’evento di oggi è fondamentale per mostrare un nuovo modello che parte da chi opera sul territorio. L’Italia ha visto negli ultimi decenni un incremento di molte specie selvatiche, per esempio degli ungulati, favoriti dall’incremento delle aree protette, da una maggior regolamentazione della caccia, e dall’abbandono di un’agricoltura anche estesa alle aree collinari e montane. La presenza indiscriminata di alcune specie, però, può rappresentare un potenziale pericolo per tutta la filiera agricola e alimentare. Nel solo quinquennio 2005-'09 si sono registrati danni all’agricoltura per oltre 35 milioni di euro, e un incremento esponenziale degli incidenti stradali. Per questo, occorre attuare una profonda riflessione sulla governance del fenomeno, a partire del suo monitoraggio, attività in cui è centrale il ruolo positivo dei cacciatori che vanno riconsiderati nel loro ruolo ancestrale di tutori dell’ambiente”.
Su queste tematiche si sono confrontati tutti gli ospiti presenti, a partire da Stefano Masini, responsabile Area Ambiente e Territorio di Coldiretti, che nel suo intervento si è così espresso: “Quello che è certo è che stiamo andando nella direzione giusta, per trovare un posto nella società alla caccia dobbiamo puntare sull’agricoltura. Più agricoltura fa bene alla caccia e questo territorio ne è una prova. Qui ancora si va a caccia in modo sano, si va al ristorante e si mangia il cinghiale, esiste una cultura rurale forte e spesso il cacciatore condivide la discussione su questi problemi in comunità con gli agricoltori. La somma delle diversità fa la forza di questo sistema, senza rischiare l’omologazione la caccia ha un suo posto fondamentale, ma fatto di territori e tradizioni. Credo che da questo assemblaggio di istanze diverse possa derivare un metodo di lavoro nuovo, che ci vede collaborare con ambientalisti e cacciatori. In questo senso lavorare insieme significa anche risolvere il problema degli ungulati e difficilmente questo avverrà nei palazzi di Roma, ci riusciremo se saremo compatti sui territori e chiedendo alla scienza di fare la scienza”.
Il suo intervento è stato avvalorato anche dagli interventi dei rappresentanti delle associazioni venatorie presenti Gian Luca Dall’Olio (presidente Federcaccia) e Osvaldo Veneziano (presidente Arci Caccia) consapevoli del ruolo che i cacciatori hanno da sempre del monitoraggio del patrimonio naturale e faunistico del territorio, un ruolo riconosciuto anche dalla Commissione europea che considera la caccia un'attività funzionale al mantenimento dell'equilibrio faunistico.
Maurizio Zipponi, coordinatore del gruppo di lavoro “Filiera Ambientale”, ha plaudito all’iniziativa sottolineando: “Abbiamo preso un ritmo, ora dobbiamo accelerare. Il ritmo è considerare l’attività venatoria e chi la svolge protagonisti di una proposta che fa bene alla società e che dal punto di vista ambientale esprime un bilancio positivo.
La prima pietra è stata essa a Roma dove abbiamo lanciato i 5 progetti in favore dell’ambiente, e proseguita a Vicenza. Ora presentiamo il primo risultato concreto”. Sul prosieguo del tavolo di lavoro Zipponi ha poi continuato sottolineando che i successi iniziano a manifestarsi come è “evidenziato anche dal fatto che Expo che fino a poco tempo fa ci vedeva fuori e che ora, grazie anche a Coldiretti e al Ministero dell'Ambiente, ci vede protagonisti di un appuntamento il prossimo 17 giugno proprio nello spazio Coldiretti”.
L'iniziativa si è chiusa con il commento del presidente del Cncn, avvocato Giovanni Ghini: “Dobbiamo puntare a far vivere l’insieme, caccia e agricoltura fanno parte allo stesso modo della natura. Io credo che al di là dell’utilizzo delle risorse ambientali c’è un dovere di conservazione per le generazioni future. Con le varie sensibilità, in questa ottica di preminenza del naturale, c’è un minimo comune denominatore su alcuni punti fermi, il primo dei quali è la legalità e il secondo l’importanza dell’ambiente. In questo senso mi piace descrivere il cacciatore come un ambientalista che vive all’interno della natura. Al netto degli estremismi e delle ideologie la scienza e l’economia devono essere utilizzati nell’interesse comune. Dobbiamo allontanare gli estremismi e continuare su questa strada. Come Cncn favoriremo sempre chi ha questa idea di sviluppo e sostegno del territorio”.