Ci siamo, la lunga attesa sta per finire. Domani, a partire dalla 11,30, allo Sheraton Roma hotel & conference di Roma si svolgerà l’Assemblea nazionale elettiva dell’Unione italiana Tiro a segno. Mai come quest’anno la battaglia elettorale si è fatta aspra; mai, soprattutto, tante sono state le alternative nella corsa alla presidenza. Anche se, strada facendo, qualche candidato si è perso per strada: per primo è stato Renzo Bonora, in passato presidente del Tsn di Bologna, la cui candidatura è stata rigettata per questioni burocratiche, legate alla documentazione necessaria. Poche ore fa, è stato Luciano Verlicchi, presidente del Tsn di Imola, a farsi da parte, ma come lui stesso ci ha confermato al telefono la scelta è stata personale e nessuna pressione esterna lo ha spinto a desistere nella corsa alla presidenza: «L’Uits è sempre più lontana dai miei pensieri», ha detto Verlicchi, «e dopo aver riflettuto ho pensato che non avrei potuto occuparmi in maniera adeguata di una carica così impegnativa».
Chi, invece, è intenzionato a giocarsi fino all’ultimo voto le sue carte è Antonio Cantagallo, abruzzese, presidente della sezione di Lanciano (Ch), iscritto al Tsn dal 1965. È consapevole delle difficoltà di competere contro i due candidati ritenuti favoriti, ma non fa un passo indietro: «In oltre venti anni di presidenza, ho accumulato tanto veleno che non me la sento più di stare zitto. Ho preparato un programma che ho spedito a tutte le sezioni italiane e spero che i miei colleghi mi diano la loro fiducia per imprimere una svolta a questa Uits».
Mi pare di capire che lei non sia contento della gestione Obrist. Quali sono, invece, i rapporti con la “cordata” rappresentata da Borgioni?
«Nessun rapporto. Ho letto il loro programma e molti dei punti messi a fuoco coincidono con i miei, ma abbiamo una visione diversa sul come affrontarli e risolverli»
Perché ha scelto di metterci la faccia, presentandosi per la poltrona di presidente?
«Sono consapevole che, ormai da anni, c’è un malcontento generale, un timore che non trova il coraggio di venir fuori e, per questa ragione, sono qui e provo a propormi come presidente della Uits, per cercare di cambiare l’attuale gestione delle sezioni di Tiro a segno e ridare affidabilità e credito alla stessa Uits. Non possiamo più aspettare che le cose si risolvano da sole, c’è bisogno di agire e la voglia di un cambiamento e anche la voglia di facce nuove. Voglio trovare una soluzione credibile, una unione di intenti, una condivisione di obiettivi che portino a un rinnovamento dell’intero sistema Tsn-Uits. Il mio programma vuole dare una nuova immagine e concretizzare quei desideri che, secondo me, sono comuni a tutti o alla maggior parte dei presidenti»
Può sintetizzare i punti fondamentali del suo programma?
«Conferimento alle sezioni delle quote Cima ora dovute alla Uits. Sono palesi a tutti gli enormi sacrifici che le sezioni Tsn fanno per pagare alla Uits le quote stabilite per un fondo che non viene poi distribuito in maniera equa. Dobbiamo attendere anni un bando giusto per accedere a fondi che servono per il mantenimento in efficienza dei poligoni: questa cosa non è più possibile! I soldi versati per il fondo sono come un fondo a perdere: ma se restassero all’interno della sezione potrebbero essere utilizzati al momento giusto, senza dovere elemosinare nulla.
Autonomia delle sezioni e dei presidenti. All’interno di una sezione i presidenti, in qualità di rappresentanti legali pro-tempore, rivestono un ruolo di personale responsabilità, a livello penale, civile e morale. Come già successo in diversi poligoni basta ricordare i noti sequestri subiti da alcuni presidenti in merito alla detenzione di munizioni all’interno dei Tsn e anche il subire pubblicamente la descrizione degli eventi quasi come criminosi sulle prime pagine dei giornali. Auspico che questa situazione cambi: bisogna concedere ai presidenti una reale autonomia di gestione a fronte proprio delle responsabilità che ciascuno è tenuto ad assumersi».
Come pensa dovrebbe essere il rapporto periferia-centro, Tsn-Uits.
«La Uits deve essere un organo di riferimento e non un gestore. Dovrebbe garantire un collegamento efficace con le singole sezioni al fine di esaminare e risolvere nel più breve tempo possibile e con decisione omogenea le questioni che possono sorgere nella gestione quotidiana, cosa che attualmente non viene svolta».
Che cosa ne pensa della questione dei certificati medici, anche alla luce di quanto deciso dal Coni?
«Io sono per l’annullamento della presentazione del certificato medico per i possessori di porto d’armi. Ribadisco l’inutilità della disposizione in base alla quale si ritiene indispensabile la certificazione medica per l’iscrizione a un Tsn da parte di chi è titolare di regolare porto d’armi, in quanto rappresenta un’inutile perdita di tempo e spreco di denaro. E aggiungo amche che sono per l’annullamento dell’iscrizione obbligatoria alla Uits. Ognuno deve essere libero di iscriversi alla sola sezione o alla Uits con libero accesso a tutti i poligoni d’Italia! Nessun obbligo, ma una scelta indipendente!».
Qual è la sua posizione riguardo il potere certificatorio?
«Secondo lo statuto Uits con l’articolo 2, comma 1, la stessa Uits persegue i suoi fini istituzionali “anche” per il tramite delle sezioni: questo “anche” dunque reputerebbe così che le certificazioni non siano più rilasciate esclusivamente dai Tsn, ma dalla Uits e che addirittura la stessa Uits potrebbe delegare ad altri soggetti privati affiliati questo potere istituzionale! No! Non si possono cancellare le antiche e nobili ragioni con relativi compiti che diedero luogo alla nascita delle istituzioni dei Tiro a segno! Il potere certificatorio e il rilascio del diploma di maneggio armi deve restare esclusivamente alle sezioni.
«Il mio obiettivo», conclude Cantagallo, «è operare per il bene di tutte le sezioni del Tsn che, a loro volta, costituiscono il cuore della Uits, una nuova Uits! Per realizzare tutto questo, c’è bisogno della determinazione e della competenza dei presidenti, a volte oscurata, mai considerata e sempre sottovalutata!»