L'intero paese di Cetona, caratteristico borgo toscano in provincia di Siena, esulta per il successo della sua figlia più celebre. Un oro olimpico non si vince certo tutti i giorni. Una gara stupenda quella di Diana Bacosi che nel Gold medal match dello Skeet si ritrova a sfidare e battere per un piattello l'amica e compagna di squadra Chiara Cainero. La trentatreenne caporalmaggiore dell'esercito nata a Città della Pieve (Pg). “Volevo fare la corsa alla Benelli e ripetere quello che aveva fatto Andrea (il direttore tecnico Benelli, ndr) ad Atene 2004. Ho visto il tabellone con il mio nome con su scritto medaglia d’oro e mi sono bloccata in un pianto che non finiva più. In finale c’era tutto l’accumulo di tensione e i sacrifici fatti fino ad adesso”.
La Cainero è stata rivale, ma è soprattutto compagna di stanza a Rio e amica da anni: “Io e Chiara siamo amiche al di fuori anche del tiro. Ci rispettiamo moltissimo e ci vogliamo bene”. Un legame molto forte sottolineato dalla stretta di mano alla presentazione del match e dal bellissimo abbraccio a fine gara. “Siamo due mamme, due mogli, due donne, due figlie sul podio. Cerchiamo di ricoprire tutti i ruoli al meglio. Non è la prima finale in cui affronto Chiara. È stato molto difficile”. La dedica particolare è per Mattia, di sette anni: “Non è facile lasciare il proprio figlio a casa. Adesso torno con un oro e vorrò stare con la mia famiglia e abbracciare mio figlio per condividere tempo con lui fino a quando non riprenderà la scuola”. Trova il tempo per un'ultima considerazione, da mamma e da atleta: “Non rinunciate mai ai vostri sogni".
"Forse i peluche portafortuna che sono stati donati prima della partenza dagli amici dell'Arcicaccia di Cetona sono serviti davvero a questa “mamma terribile”, tutta grinta sul campo e dolcezza in famiglia. Complimenti Diana, speriamo che questa medaglia olimpica sia la prima di una lunga serie", scrive oggi Arcicaccia. "Vengo da una famiglia di cacciatori", aveva dichiarato qualche settimana fa la campionessa olimpica azzurra, "e mi è stato sempre insegnato che alla base dell’attività venatoria c’è il rispetto per il territorio. Credo che attualmente si sia creata una concezione sbagliata del mondo venatorio, invece la caccia è una passione di migliaia di persone, che può concorrere alla salvaguardia della biodiversità e alla valorizzazione del territorio anche dal punto di vista economico e occupazionale".