Londra aumenta la presenza di agenti armati, ma tra i cittadini cresce la consapevolezza degli errori della classe politica degli ultimi decenni
Dopo la drammatica scia di omicidi dell’ultimo weekend (cinque morti e sei feriti tra accoltellamenti e sparatorie), la polizia metropolitana londinese ha annunciato l’ulteriore rafforzamento della presenza di agenti sul territorio, supportati da unità armate su motociclette, unità cinofile e supporto aereo. Cresce, tuttavia, nell’opinione pubblica (forse occorrerebbe dire “finalmente”) la consapevolezza che vi siano state evidenti carenze e criticità negli ultimi decenni, per quanto riguarda l’approccio al problema della violenza da parte delle autorità governative. Lo ha sottolineato in un lungo articolo, tra gli altri, il quotidiano on-line Express (dello stesso gruppo editoriale dei cartacei Daily express e Sunday express), evidenziando come il primo a far presente questa lacuna sia stato il sindaco di Londra, Sadiq Khan, il quale ha dichiarato (anche, forse, per fare un po' di scaricabarile): “sono in costante contatto con la polizia metropolitana e sono stato rassicurato sul fatto che stiano facendo tutto ciò che possono per assicurare i responsabili alla giustizia e garantire la sicurezza di tutti noi. I crimini violenti sono in crescita nel nostro Paese dal 2014 e il governo sta fallendo nel suo compito fondamentale di tenere la gente al sicuro”.
Per la verità, andando a ritroso nel tempo, la crescita esponenziale dei fatti di violenza si può far risalire con una certa precisione alla fine degli anni Novanta, cioè da quando il governo Blair mise al bando tutte le pistole legalmente detenute dai cittadini.
Di particolare interesse è la testimonianza del criminologo britannico Anthony Gunter: “i governi che si sono succeduti hanno completamente sbagliato il loro approccio alla violenza sulle strade del Regno unito. Tra le idee sbagliate più recenti, quella secondo la quale gli spacciatori di droga stessero lasciando le città per spostarsi nelle aree rurali. Sia il governo, sia la polizia devono tornare al tavolo da disegno e riformare il modello educativo dell’istruzione pubblica, fin dalla più tenera età. Troppo a lungo la nostra società ha ignorato il fatto che abbiamo un grosso problema con la violenza. E questo non è allarmante solo perché l’età dei colpevoli continua a calare, ma anche perché gli adulti sembra che ormai abbiano accettato la violenza. Ciò che allarma di più i cittadini, è la crescente consapevolezza che la violenza non è confinata tra le gang di ragazzi di colore con le armi nelle aree degradate. La strategia governativa degli ultimi otto anni è completamente sbagliata e non ha avuto alcuna comprensione del problema. D’altro canto le autorità nazionali non intendono tornare sui propri passi e riconsiderare la questione, perché significherebbe ammettere il proprio fallimento”.