Esito paradossale per il concorso indetto dal ministero dell’Interno per 291 posti di vicesovrintendente di polizia: a quanto sembra, infatti, nella sezione “Pubblica sicurezza e leggi speciali” del questionario erano presenti numerosi errori nelle domande. Per questo motivo, i concorrenti bocciati (1.037 agenti) saranno ammessi a una sorta di “prova d’appello”. Non dovranno rispondere di nuovo all’intero questionario, ma solo alle domande incriminate. A tutti i richiamati, il ministero pagherà spese di viaggio e di missione: malgrado, quindi, la procedura sia stata definita “lacunosa, riprovevole e pressappochista” dal segretario provinciale Consap, Gianluca Guerrisi, i costi saranno “spalmati” sulla collettività. «Non è colpa del ministero», ha precisato il segretario generale Sap, Nicola Tanzi, «ma della società che gestisce il concorso». Alla quale non si esclude che il ministero presenti il conto.
Maxi pasticcio per il concorso della polizia
Esito paradossale per il concorso indetto dal ministero dell’Interno per 291 posti da vicesovrintendente di polizia. Alcuni bocciati, infatti, hanno dimostrato che c’erano errori nelle domande del questionario