Per due degli agenti della polizia locale di Milano che, lo scorso 24 maggio, furono ripresi mentre prendevano a manganellate un trans che si era sottratto all’arresto, è stato avviato anche un procedimento disciplinare: contestati comportamenti “gravemente scorretti” che hanno arrecato “un danno al corpo dei vigili”.
Come si legge nel provvedimento del Comune di Milano, le contestazioni sono diverse: essersi recati sul luogo dell’intervento “senza informare la centrale operativa” e ricevere la necessaria “autorizzazione” e aver “utilizzato in più frangenti il bastone distanziatore, strumento di autodifesa in dotazione individuale, colpendo con lo stesso il fermato in diverse parti del corpo, tra cui il capo, e ciò nonostante nell’insegnamento impartito al personale in occasione dei corsi di tecniche operative, siano individuati come vietati i colpi alla testa”.
Da qui l’accusa di violazione delle norme per l’utilizzo del manganello e le regole che impongono ai membri della polizia locale di tenere un comportamento “corretto e irreprensibile, operando con senso di responsabilità”.
L’atteggiamento di un vigile viene definito da Palazzo Marino, che ha preso visione del video del pestaggio, come “gravemente scorretto” e tale da causare “danno al decoro del corpo della polizia locale e dell’amministrazione comunale”. Più lieve la posizione del collega al quale si contesta solo di non avere avvisato la centrale dei propri spostamenti.