La cronaca di Bergamo del Corriere della sera dà conto della grottesca vicenda che ha visto, suo malgrado, protagonista Giovanni Macrì, odontoiatra molto noto per aver “ridato il sorriso” a diversi Vip
La cronaca di Bergamo del Corriere della sera dà conto della grottesca vicenda che ha visto, suo malgrado, protagonista Giovanni Macrì, odontoiatra molto noto per aver “ridato il sorriso” a diversi Vip e per aver preso parte ad alcune trasmissioni televisive. Macrì ha richiesto oltre 10 anni fa il rilascio del porto di pistola per difesa personale ma, all’ultimo rinnovo, la prefettura ha opposto un fermo diniego, confermato anche dal Tar di Brescia al quale il professionista aveva fatto ricorso. Persona litigiosa? Una separazione coniugale a rischio? Macché: il diretto interessato conferma, infatti che “ho una condotta morale perfetta, sono una persona per bene. Non ho mai litigato con nessuno. Neanche con mia moglie. Non ho mai avuto neanche una multa in autostrada e manco so come è fatto un tribunale”. La motivazione, se la ricostruzione del collega del Corriere è precisa, lascia decisamente perplessi: “Mi era stato detto che la legislazione sulle armi ha imposto delle limitazioni nel rilascio dei permessi. E, in queste maglie, diventate più strette, ci sono finito anche io. Tutto qui, nessun altro motivo ostativo”. Motivazione che sarebbe stata confermata dal Tar argomentando che “La legislazione sulle armi rivela la tendenza ad escludere ogni favore all’impiego dei mezzi di autotutela dei singoli e la necessità di evitare la loro diffusione tra la collettività”. In pratica, secondo il tribunale amministrativo non è dimostrato che il medico sia esposto a un pericolo “più intenso” rispetto alla condizione della generalità dei cittadini: presunzione, tuttavia, smentita in certa misura dai fatti, visto che il medico ha confermato di essere stato vittima di scippi, furti e di una rapina a mano armata. “ma è evidente che per lo Stato italiano tutto questo non basta a giustificare il porto d’armi”, ha concluso sconsolatamente Macrì, ferma restando la volontà di non fermarsi e di presentare, quindi, ulteriore ricorso al Consiglio di Stato: “Io non mi fermo, ho sempre avuto il porto d’armi, sono un cittadino specchiato e le condizioni per averlo in tasca sono molto più attuali di quelle del rilascio un decennio fa”.