Le ultime esternazioni del Ministro Brambilla su una ipotetica svolta “anticaccia” del Governo hanno suscitato una serie di reazioni tra i banchi dei parlamentari della maggioranza che non condividono in alcun modo le prese di posizione animaliste della “ministra”.
“Il programma di Governo, sottoscritto da tutti i candidati ed approvato dagli elettori, parla chiaramente di un adeguamento della normativa venatoria nazionale a quella europea, altro che divieto di caccia. E poi il ministro Brambilla dovrebbe avere la delega a Turismo, o sbaglio?
Fatte queste due premesse – afferma Carlo Nola, deputato pavese del PdL – sembra proprio che i conti non tornino o, come si dice dalle mie parti, che qualcuno stia “sbarellando”.”
“Il ministro Brambilla non ha alcun titolo per intervenire in materia venatoria, né come ministro, in quanto si dovrebbe occupare di Turismo, né come Dirigente del pdl, in quanto il partito non condivide in nessun modo le sue campagne. Le resterebbe, come a tutti i cittadini, la possibilità più che legittima, di esternare le sue posizioni come un comune mortale, senza la grancassa ministeriale, i comunicati e gli addetti stampa che le sono riconosciuti per gli altri ruoli.
Detto questo – insiste l’onorevole Nola – la nostra pazienza è finita: molti parlamentari si sono stufati di essere considerati solo dei portatori d’acqua, richiesti a gran voce in campagna elettorale di prestare la propria faccia e la propria credibilità per prendere i voti per poi essere “sputtanati” impunemente da chi crede di poter raccattare simpatie ambientaliste giocando a chi la spara più grossa.
Centinaia di parlamentari stanno scrivendo a Silvio Berlusconi per chiedere chiarezza su questo tema, ovvero per sapere se il programma elettorale sia un impegno sottoscritto sul proprio onore o carta straccia per accendere il fuoco. E sicuramente poi chiederemo alla direzione nazionale un pronunciamento sulla linea politica del pdl, linea che noi credevamo improntata alla ricerca di una attività venatoria responsabile e regolamentata ma che qualcuno ha inteso ben diversamente.
Il ministro Brambilla si è accodata a quanti, sconfitti dalla storia e dagli elettori, rappresentano ancora lo stereotipo del cacciatore cattivo, stragista e distruttore della natura. La realtà venatoria italiana – continua Nola – è ben diversa e rappresenta un mondo in continua ricerca di un equilibrio tra l’esercizio dell’ars venandi e la tutela e la preservazione della natura ed il rispetto dei diritti di tutti. Oltre agli studi e alle ricerche commissionate dal ministro Brambilla ce ne sono molti altri che danno risultati, seri e documentati, ben diversi.
Proporre il divieto di accesso dei cacciatori nei fondi privati, se da una parte tutela alcuni interessi relegherebbe l’attività venatoria principalmente negli istituti e nelle aziende private, ovvero, riservandola solo ai “ricchi”. Il legislatore ha invece il compito di trovare il giusto equilibrio tra i diversi interessi in campo e la proposta della Brambilla non è certo un bell’esempio di equilibrio.
Così come non è certo una bella pagina – conclude Nola – quella scritta con l’impugnativa del Governo (al quale non sembra estranea la ministra) delle Leggi Regionali sulla cattura dei richiami vivi, scritte in scrupolosa osservanza delle Direttive europee e mai impugnate in precedenza neppure dai Governi di sinistra.