Al salone moscovita Army 2018, la Kalashnikov concern ha mostrato le sue ultime novità: il prototipo dell’Ak-308 in 7,62×51 e la versione definitiva del Dmr semiautomatico in .338 Lapua magnum SvCh.
Secondo l’azienda, l’Ak-308 riprenderebbe alcune caratteristiche sia dell’Ak-12 ultimo (calcio ribaltabile/estensibile e sistema di apertura della culatta) sia dell’Ak-103 (astina e spegni fiamma) e il modello mostrato sarebbe un prototipo pronto per i test iniziali. Costruzione e meccanica appaiono tradizionali e secondo gli standard Ak ma salta all’occhio che il fusto presenta un irrobustimento da stampo (di forma rettangolare e visibile sotto la manettina di armamento) impiegato in precedenza sulle mitragliatrici leggere Rpk e sui Saiga 308. Per quanto venga definito assault rifle, in funzione del calibro e del peso è piuttosto un battle rifle, adotta caricatore polimerico da 20 colpi, canna lunga 414 millimetri (16.3 pollici) e misura 880 millimetri con il calcio in posizione ribaltata e 940 millimetri con calcio aperto e nella posizione di massima estensione: il calcio ribaltabile sul lato sinistro è in polimeri e regolabile su 4 posizioni, è montato su una struttura tubolare simile per tipologia a quella degli Ar 15. La canna oltre a mostrare attacco per baionetta, mostra anche un lungo spegni fiamma a 4 finestre longitudinali; il peso dichiarato è di 4.300 grammi scarico. Visto il calibro 7,62×51 Nato, è prevedibile che l’Ak-308 nonostante il riferimento al .308 Winchester insito nella sigla, sia stato concepito per l’export militare, lasciando altre versioni basate sulla piattaforma Ak (Saiga 308) già in produzione e camerate appunto in .308 Winchester e altri calibri, al mercato civile.
Nel 2016 e sempre allo stesso salone, compaiono i nuovi Dmr – Designated marksman rifle della Kalashnikov concern designati all’epoca come “Svk” (traducendo la sigla dal russo suonerebbe come Sniper rifle, Kalashnikov (concern)), attualmente ribattezzati invece SvCh (Sniper rifle, Chukavin in onore del progettista). Questi Dmr erano previsti in 3 calibri; 7,62x54R e con caricatore preso dall’Svd Dragunov e che dovrebbe sostituire in un futuro, in 7,62×51 per l’export e in .338 LapuaMagnum (8,6×70) anche per l’export, ma con un occhio alle forze speciali russe che sembra ambiscano questo calibro per le lunghe distanze. Riguardo alla costruzione degli SvCh, abbiamo adesso un profilato in acciaio superiore monolitico, fusto invece in lega leggera e parti in polimero per calciatura, impugnatura e astina mentre il sistema di funzionamento sarebbe con pistone a corsa corta di ispirazione Svd e con otturatore rotante, l’arma sarebbe inoltre dotata di regolazione dei gas e possibilità di utilizzare moderatori di suono. Insomma, una piattaforma più compatta, attuale e modulare rispetto agli Svd Dragunov.
Ad Army 2018 era in mostra l’interessante versione SvCh in .338 Lapua Magnum (foto sotto) con canna da 560 millimetri (22 pollici) che misura 1.140 millimetri con calcio aperto e 925 millimetri con calcio ribaltato per un peso di 6.300 grammi; l’arma è dotata di un caricatore polimerico della capacità di 10 colpi. Le linee sono in effetti moderne e l’ergonomia generale appare buona, grazie anche alle originali calciature regolabili (dotate di poggia guancia) e selettore a portata di pollice.