Tra le cause della devastante alluvione che ha messo in ginocchio il Modenese, in prima fila ci sarebbero le nutrie. I roditori avrebbero scavato le loro tane dentro gli argini del Secchia, che per questo si sarebbero indeboliti fino a cedere all’arrivo della piena “una come se ne vedono ogni 50 anni”. Mentre l’emergenza è ancora tutta in piedi, gli interventi di soccorso e di messa in sicurezza si susseguono senza sosta e la protezione civile prolunga l’allarme, e si procede con la conta dei danni (“più gravi del terremoto”, secondo una stima degli agricoltori), si cercano le colpe. Sotto accusa, i consorzi che dovrebbero curare la manutenzione degli argini: “I controlli sono scarsi, superficiali o inesistenti. Dopo le piene il letto del fiume non viene pulito e le nutrie”, sostiene tiro Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Modena “costruiscono le loro tane all’interno dell’argine stesso, rendendolo più debole”. Dello stesso avviso il senatore Ncd Carlo Giovanardi, modenese, che ha presentato un’interrogazione parlamentare: “più volte la Protezione civile ha indicato nei cunicoli scavati dalle nutrie sugli argini dei fiumi la causa del collasso degli stessi in caso di piene”. Non solo. Giovanardi si ricollega alle organizzazioni agricole della provincia della Bassa che indicano il “fenomeno quale causa della rottura dell’argine del fiume Secchia a Bastiglia”. Poi se la prende con “le associazioni animaliste” che “ostacolano in ogni modo la cattura e l’abbattimento delle nutrie”. Dello stesso tenore l’intervento del deputato leghista Roberto Caon che se la prende con gli animalisti della sinistra e del M5S che hanno bloccato alla Camera il suo progetto di legge sull’abbattimento dei roditori.