Poteva finire malissimo l’exploit di follia di un rumeno che a Milano ha brandito in mezzo alla strada due coltelli e una bomboletta a mo’ di lanciafiamme. Invece con il Taser si è risolto senza feriti. Ma la giunta Sala non lo vuole…
Ancora una volta il Taser si è dimostrato risolutivo: questa volta a Milano, in via Bovisasca, dove un folle di origini rumene è sceso in strada pronunciando frasi sconnesse, armato tuttavia di due coltelli e di una bomboletta spray che, in combinazione con un accendino, voleva usare a mo’ di lanciafiamme. Per fortuna sono intervenute le forze dell’ordine e, con il Taser, sono riusciti a bloccarlo senza provocare danni innanzi tutto a sé, e poi anche al folle.
È interessante notare che se al posto di polizia e carabinieri, comunque dotati di Taser da pochissimo tempo (e neanche tutti…), fossero intervenute le forze di polizia locale, l’esito sarebbe stato molto probabilmente diverso e decisamente più drammatico: come è noto, infatti, l’amministrazione meneghina ha sempre negato l’autorizzazione a dotare i “ghisa” del Taser, argomentando che secondo Amnesty international costituirebbe “strumento di tortura”. Peccato che senza Taser gli operatori della polizia locale avrebbero dovuto optare o all’immobilizzazione con le nude mani, rischiando lesioni letali, o l’uso della pistola, con la quale sarebbe stato probabilmente il folle a terminare la propria esistenza terrena.
Sarebbe opportuno che questi episodi di vita vissuta potessero servire a trarre i dovuti insegnamenti e ad approcciarsi al problema della pubblica sicurezza (per non parlare della sicurezza degli operatori) con approccio decisamente meno ideologizzato. Magari, prima che ci scappi il morto…