Il Tar del Piemonte ha sospeso il calendario venatorio approvato dalla Regione a giugno e la giunta ha solo una settimana per adeguare le norme e permettere l'apertura della stagione di caccia alle lepri e ad alcune specie di volatili, stabilita inizialmente per domenica prossima. Se gli amministratori non dovessero farcela, l’inizio della stagione venatoria sarà rinviato.
La decisione è la prima clamorosa tappa di una causa nata dal ricorso di tre associazioni, la Lega per l'abolizione della caccia (Lac), la Pro Natura e la Fondazione per l'Ecospiritualità, assistite dagli avvocati Andrea Fenoglio e Mia Callegari. I tre gruppi ambientalisti hanno chiesto ai giudici di sospendere e poi annullare la delibera dell'11 giugno con cui la giunta ha approvato il calendario della caccia, ma anche gli atti con cui si anticipa o posticipa la stagione venatoria nelle aree private come aziende faunistiche e agriturismi venatori.
I giudici hanno ritenuto che esistano i presupposti per sospendere questi atti. Secondo loro a una prima analisi potrebbero avere fondamento le tre ragioni esposte nel ricorso. La prima riguarda la mancanza del piano faunistico venatorio, previsto dalla legge nazionale sulla caccia, ma assente in Piemonte: "Dovrebbe essere fatto, ma non ha mai precluso l'avvio della stagione di caccia", spiega l'avvocato della Regione Giulietta Magliona. La seconda ragione invece riguarda la mancata valutazione dell'incidenza della caccia sulle aree della rete europea "Natura 2000", istituite per garantire il mantenimento di habitat naturali e di specie animali e vegetali minacciate o rare. Infine la giunta, nella preparazione del calendario, non avrebbe tenuto conto dei rilievi dell'Ispra, (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), indicazioni obbligatorie ma non vincolanti. Per queste tre ragioni al momento i calendari per la caccia in Piemonte sono stati sospesi.
Per l'udienza finale del ricorso bisognerà aspettare l'autunno 2013, ma la giunta potrebbe comunque porre un rimedio. Le opzioni sono due: ricorrere al Consiglio di Stato o adottare un'altra decisione tenendo conto dei rilievi. In questa maniera la Regione potrebbe rimediare allo stop o almeno permettere ai cacciatori di tornare in attività senza grossi ritardi.