America fights back è una lettura che tutti dovrebbero fare, soprattutto chi si occupa di armi. Ne scriviamo all’interno. È una raccolta di decine di casi di cronaca che hanno visto coinvolti cittadini comuni e criminali e altri in cui c’è stato un ricorso efficace alle armi da parte dei cittadini per difendere se stessi o altre vite. Nel nostro Paese è sempre difficile raccogliere dati di questo tipo. Purtroppo eventi simili accadono anche qui con una maggiore freque…
America fights back è una lettura che tutti dovrebbero fare, soprattutto chi si
occupa di armi. Ne scriviamo all’interno. È una raccolta di decine di casi di
cronaca che hanno visto coinvolti cittadini comuni e criminali e altri in cui c’
è stato un ricorso efficace alle armi da parte dei cittadini per difendere se
stessi o altre vite.
Nel nostro Paese è sempre difficile raccogliere dati di questo tipo. Purtroppo
eventi simili accadono anche qui con una maggiore frequenza rispetto al passato
e non certo perché ci siano troppe armi in circolazione, come superficialmente
una certa stampa e anche – quello che fa più specie – il ministero dell’Interno
tendono ad affermare. È la società che cambia. E non in meglio. Aumentano, per
esempio, i casi di omicidi-suicidi in famiglia e spesso le armi da fuoco
proprio non c’entrano.
La sera di Pasqua del 23 marzo scorso Carlo Lanzani, farmacista 74enne, ha
sparato dopo una violenta colluttazione, uccidendolo, a un malvivente che si
era introdotto nella sua villa di Bagnolo Mella (Bs). Un gioielliere di
Nicolosi (Ct), il 18 febbraio, ha sparato ai rapinatori armati (di una
scacciacani, si saprà poi) che stavano picchiando la moglie, ne ha uccisi due
su tre. Un agente di polizia penitenziaria fuori servizio di Giugliano (Na)
nello stesso giorno ha sparato a due uomini armati che volevano rapinarlo,
uccidendone uno.
Sono tutti indagati per omicidio volontario, ma sembrerebbe solo un “atto
dovuto” per portare a termine gli accertamenti. Rimarrebbe, infatti, valida
l’ipotesi accreditata sin da principio, ossia quella della legittima difesa.
Non è bello. Ma succede. Non è certo “giustizia fai-da-te”: bisogna prendere
coscienza del fatto che il cittadino si trova sempre solo a difendere la
propria vita, la polizia in molti casi può soltanto catturare il malvivente in
tempi ragionevoli (quando riesce). Esiste un momento nel quale non restano né
tempo né alternative, si possono solo contrapporre le proprie risorse all’
aggressore cercando di salvare la pelle.
Ci sono altre storie che rappresentano meglio l’uso legittimo delle armi. «È
stata una reazione istintiva, non potevo sopportare l’idea che i soldi dei miei
sacrifici finissero in mano a quelli». Con queste parole il trentottenne
Giorgio Vella ha commentato il suo provvidenziale intervento, che ha consentito
di arrestare due rapinatori di banca a Gela (Cl). Vella è appassionato d’armi e
partecipa da alcuni anni alle competizioni di Tiro dinamico. Entrato in banca
per effettuare un versamento, si è trovato coinvolto suo malgrado in un
tentativo di rapina: un giovane ha infatti estratto un taglierino minacciando
il cassiere, l’altro ha scavalcato il banco cominciando ad arraffare i soldi. A
quel punto il tiratore, legittimamente armato, ha deciso di estrarre la pistola
e intervenire: ha intimato ai due rapinatori di buttarsi a terra e ha chiamato
la polizia con il telefonino. Il gesto è stato apprezzato dalle forze
dell’ordine, tanto che il prefetto di Caltanissetta, Vincenzo Petrucci, ha
chiamato il tiratore per complimentarsi. Anche il vicequestore Angelo Bellomo
ha sottolineato il senso civico del gesto: «È il volto di una Gela che cambia,
che si ribella alla criminalità e che si batte per la legalità».
Questo è proprio bello. Un cittadino che difende i propri diritti e quelli
degli altri cittadini onesti che per una volta non passa per “sceriffo del Far
west”, ma semplicemente per quello che è: un cittadino onesto che ha fornito il
proprio contributo per la sicurezza pubblica e la legalità.