Il presidente del Banco nazionale di prova, Aldo Rebecchi, ha commentato i dati relativi alla produzione di armi dei primi sei mesi del 2011: risulta una sostanziale tenuta rispetto allo stesso periodo del 2010, ma questo «non può essere considerato positivo per il semplice motivo che, puntualmente, nel secondo semestre si registra un calo». Questo, soprattutto quando si parla di armi da caccia, è facilmente comprensibile. I mesi primaverili sono quelli degli acquisti in vista della stagione venatoria che prende il via al termine dell’estate. Così, il dato complessivo vede un aumento dello 0,48% nella comparazione tra le armi provate nei primi sei mesi dell’anno passato e di quello in corso. Mentre nel 2010 erano state 398.415, ora sono 400.331. Proprio il mese di giugno fa però registrare il segno meno, con un passaggio da 80.576 a 79.812. Questo, per quanto riguarda il dato complessivo. «La situazione più delicata», prosegue Rebecchi, «riguarda le armi lunghe da caccia, ovvero la produzione tipica bresciana. Nel 2007 ne erano state testate 408.729 in tutto l’anno, ora 158.093 nei primi sei mesi. Il calo è evidente». Rebecchi spiega quindi che «a insidiare la produzione bresciana di fucili attualmente sono soprattutto quelli brasiliani e turchi». Un notevole aumento della produzione è stato registrato nel settore delle armi a salve e lanciarazzi (50.800 contro 68.769), invece il settore delle repliche e delle armi ad avancarica registra un deciso segno meno.