Il Parlamento europeo ha approvato ieri, con 537 voti favorevoli, 40 contrari e 28 astenuti, la revisione del regolamento europeo 258/12, che disciplina l’esportazione di armi all’interno dell’Unione. L’Associazione nazionale produttori di armi e munizioni a uso civile ha diffuso un comunicato, nel quale evidenzia i miglioramenti del documento finale rispetto alla prima stesura, ma anche le criticità che permangono.
“Anpam”, si legge nel comunicato, “considera la riforma in chiaroscuro, puntando tale revisione a ottimizzare e fluidificare il sistema normativo. Attraverso tale revisione si punterà dunque ad armonizzare la disciplina a livello europeo, colmando alcune lacune e rispondendo alle nuove esigenze sui temi di pubblica sicurezza e garantendo una maggiore aderenza alle normative internazionali. Anpam ha seguito attivamente il dibattito in tutte le sue fasi, confrontandosi inizialmente con la Commissione Europea chiamata a pubblicare una proposta di modifica e successivamente intrattenendo un dialogo costruttivo con tutte le istituzioni nazionali ed europee coinvolte.
A fronte della contrarierà del settore in merito ad alcuni aspetti, le criticità evidenziate da Anpam alle istituzioni, e che sono state poi rimosse, hanno riguardato la richiesta del certificato di uso finale per l’esportazione dei prodotti, non applicabile al settore rappresentato dall’Associazione – in quanto non operante esportazioni verso governi e corpi di polizia, ma verso importatori e armerie private in possesso di licenze rilasciate dai governi – e la richiesta di applicazione delle norme sull’esportazione di armi militari alla gran parte dei prodotti civili contenuti nella Eu Common military list, anche se esportati a enti non governativi. Anpam ritiene inoltre non coerente la decisione di prevedere che tutte le procedure siano realizzate mediante sistemi telematici, con quella di allungare i termini di durata massima dei procedimenti di rilascio delle licenze di importazione ed esportazione, in un eccesso di burocrazia che comporterà tempi incompatibili con le dinamiche proprie dei mercati internazionali. Una misura simile, dovuta alla richiesta di alcuni Stati membri privi di industrie di settore o dotati di amministrazioni meno strutturate, se applicata ai Paesi produttori, minerebbe la competitività delle aziende europee, con rischi concreti di perdita di importanti quote di mercato”.
Il presidente dell’associazione, Giovanni Ghini, ha dichiarato: “L’Anpam ringrazia tutti gli interlocutori politici ed istituzionali che si son resi disponibili ad un confronto per definire delle soluzioni sostenibili e percorribili a tutela del comparto produttivo nazionale ed europeo”.