Il Sindacato italiano militari carabinieri, dopo i recenti fatti di cronaca, avanza al governo una ben precisa richiesta: quale?
Il Sindacato italiano militari carabinieri, in seguito alle drammatiche (e ancora in parte oscure) vicende che hanno visto coinvolto il brigadiere Cerciello Rega, ha deciso di scrivere al Governo, proponendo di includere carabinieri, poliziotti e finanzieri tra i soggetti abilitati al porto di un’arma personale senza licenza o, in alternativa, tra i soggetti ai quali i prefetti possano rilasciare la licenza di porto d’armi a tassa ridotta o in esenzione di tassa. Questo provvedimento avrebbe lo scopo di consentire agli appartenenti alle forze dell’ordine di portare fuori servizio un’arma più compatta rispetto a quella d’ordinanza che, specialmente nel periodo estivo, è di problematica occultabilità.
“Il porto d’armi senza licenza”, si legge nel comunicato, “è stato riconosciuto dalla Legge di Pubblica Sicurezza del 1931 e dal Regolamento attuativo del 1940 – risalenti al ventennio fascista – agli Ufficiali di P.S. (questori, commissari e ufficiali dei carabinieri) ed a prefetti e magistrati (persino quelli “fuori ruolo”). Ai primi perché all’epoca non venivano forniti della pistola d’ordinanza; agli altri per mere ragioni di status (fatta eccezione per i magistrati delle procure e del Gip). Oggi che le Amministrazioni forniscono anche agli Ufficiali di Ps la pistola d’ordinanza, come al resto del personale, tale norma non ha più senso e si è trasformata in un privilegio avulso dalla realtà. Gli interventi a tutela dei cittadini, infatti, sono realizzati, pressoché esclusivamente, dagli Agenti di Ps, siano essi carabinieri, poliziotti o finanzieri, e non dagli Ufficiali di Ps; appare quindi sensato, anche per mettere gli agenti in condizione di potersi conformare alla Direttiva del ministro dell’Interno del 2017 (di portarsi al seguito la pistola anche fuori servizio per fronteggiare ogni emergenza), estendere a coloro i quali fanno la quasi totalità degli interventi, il diritto di portare armi senza licenza, o riconoscendogli il diritto di avere licenza gratuita o a tassa ridotta, come già è per le guardie giurate. Il caso dei prefetti e dei magistrati appare poi particolarmente eclatante: a costoro è ancora oggi attribuito il diritto di portare armi senza licenza, senza alcun controllo circa il possesso dei requisiti fisio-psico-attitudinali e senza alcun minimo addestramento all’uso e al maneggio delle armi (all’epoca cui risalgono tali norme v’era l’obbligo del servizio militare, per cui il possesso di tali requisiti e addestramento venivano presunti, ma oggi la situazione è completamente diversa), mentre, paradossalmente, ciò viene precluso a chi, carabinieri e forze di polizia, invece, è a ciò formato ed è costantemente monitorato.
Si è evidenziato, altre sì, che le attuali pistole d’ordinanza (Beretta mod. 92) hanno dimensioni ragguardevoli, la qual cosa non è un problema quando si lavora in uniforme, mentre lo diviene quando si lavora in abiti civili, sotto i quali è difficile occultarla; ciò pone il personale, quando viene comandato di servizio in borghese, nella incresciosa condizione di dover scegliere tra essere facilmente riconosciuto per un appartenente alle forze dell’ordine, vanificando il servizio, oppure svolgere servizio disarmato, esponendosi a rischi per la propria incolumità (com’è accaduto al brigadiere Cerciello Rega) oppure a procedimenti penali militari, nonché disciplinari (come sta accadendo al carabiniere Varriale)”.