«Il progetto intende favorire il dialogo e la coesistenza tra mondi diversi, quello venatorio e quello ambientalista, entrambi ben consapevoli di poter lavorare insieme se guidati da percorsi e regole comuni con l’obiettivo di valorizzare il territorio non solo sul versante ambientale, ma anche economico e turistico», hanno spiegato Nicola Perrotti, presidente del Cncn, e Maurizio Zipponi, coordinatore nazionale Filiera ambientale.
L’iniziativa, promossa dall’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo (Cn), in collaborazione con il dipartimento di Veterinaria dell’università di Milano e la Società italiana di veterinaria preventiva e in partnership con Cncn, rientra in una più vasta intesa tra associazioni ambientaliste, mondo accademico e associazioni venatorie e nasce dall’analisi di una situazione ben nota anche nel Bresciano: molte aree, soprattutto montane, hanno subito negli anni un graduale spopolamento. Un fenomeno che ha causato degrado del territorio, deterioramento della biodiversità e aumento degli ungulati selvatici, soprattutto cinghiali, con un ulteriore pesante impatto per l’ambiente dovuto ai danni che questi animali possono provocare.
Criticità che, tuttavia, possono diventare una risorsa. La pianificazione e l’applicazione di un piano di prelievo venatorio in grado di valorizzare l’intera filiera della carne di selvaggina, i cui consumi sono in crescita, anche attraverso lo sviluppo di un disciplinare, di un marchio di produzione locale, il coinvolgimento di ristoratori e chef, la formazione per gli operatori e per le scuole primarie e superiori sui valori del progetto, potrebbero avere ricadute positive per l’economia e il turismo, generando nuovi posti di lavoro.
«Obiettivo del progetto, che all’inizio prenderà avvio in via sperimentale su un’area circoscritta, è quello di mettere in trasparenza l’intera filiera della selvaggina. Un’operazione che, oltre a valorizzare le produzioni tipiche locali, favorirebbe una significativa diminuzione delle attività di bracconaggio», ha sottolineato Silvio Barbero dell’università di Pollenzo.
Negli spazi di palazzo Martinengo Colleoni, fino a metà settembre, è visitabile una sala dedicata a illustrare il progetto.