Nel Paese europeo che ha recepito la direttiva “disarmista” in modo più draconiano, si continua a morire. La demagogia potrà ripulire le coscienze dei politici Ue, non certo le loro mani dal sangue
Un funzionario definito “modello” della prefettura di Parigi, è arrivato ieri nel proprio luogo di lavoro armato di un comunissimo coltello e ha iniziato a uccidere alcuni poliziotti presenti all’interno dell’edificio: ben quattro, prima di essere a sua volta ucciso da un poliziotto che si è accorto di quanto stesse accadendo. Le fonti investigative, e giornalistiche, si stanno interrogando sui motivi del gesto e in cima ai sospetti potrebbe (il condizionale è d’obbligo) esservi il fatto che l’individuo si era convertito da circa 18 mesi all’Islam.
Al di là delle motivazioni, il fatto resta nella sua gravità e drammaticità, ma si presta anche a un differente tipo di lettura: è emblematico che proprio nel cuore della Francia, uno dei Paesi Ue ad aver recepito in modo più draconiano la nuova direttiva europea 2017/853 “antiterrorismo” sulle armi da fuoco, andando molto oltre i requisiti previsti dalla norma, si continua a morire di terrorismo (mosso da motivi religiosi, politici o dalla semplice follia, non importa), con un normale oggetto da cucina. Esattamente come nella “civilissima” Londra, capitale del Paese europeo (finché la Brexit non sarà compiuta…) con la legislazione più restrittiva in materia di armi da fuoco. Quindi?
I politici europei ci avevano detto che le restrizioni apportate al possesso legittimo di armi da parte dei comuni cittadini sarebbe stato un sacrificio necessario per la sicurezza di tutti. Ci avevano detto che anche se nessuna delle armi legittimamente detenute dai cittadini europei era stata utilizzata negli attentati del 2015, che avevano spinto le autorità europee a mettere mano alla normativa Ue in materia di armi da fuoco, era da lì che veniva il vero pericolo. Peccato che da quando è entrata in vigore la direttiva europea (13 giugno 2017), nel territorio europeo si continui a morire. Di terrorismo. Perché il terrorismo è, purtroppo, un problema molto più articolato e complesso rispetto a un semplice sbaffo fatto con la penna sulle libertà individuali dei cittadini più rispettosi delle regole tra tutti quelli dell’Unione: ha a che fare con problemi complessi, che parlano di interculturalità, integrazione, prospettive di vita per gli stranieri di seconda generazione e così via. Cose che sono molto più difficili da studiare e risolvere ma, soprattutto, che fanno molta meno “scena” rispetto a dire “abbiamo tolto dalle strade le armi da guerra” (affermazione, peraltro, falsa e distorta, come tante altre che sono state pubblicate nei mesi del dibattito sulla direttiva). Ebbene, dopo l’ennesimo atto di questo tipo, è opportuno che i politici europei sappiano che facendo strame dei diritti dei legali possessori di armi saranno anche convinti di essersi ripuliti la coscienza a poco prezzo. La coscienza, forse (che poi non è neanche difficile tenerla pulita, basta non usarla…). Di certo non le mani, che continuano a essere sporche del sangue dei cittadini. Ogni giorno di più. Ancora una volta, si dimostra che per sconfiggere il terrorismo, la facile demagogia non basta.