Timo: cacciatori pronti ad aiutare il Paese
«Non vogliamo che parli solo l’emotività, qui in Italia prima di ogni altra considerazione ha prevalso quella di chiudere la caccia. In Europa è stato diverso, hanno prevalso la logica, la razionalità». Esordisce così Franco Timo, il presidente della Federcaccia, nelle interviste televisive e radiofoniche durante la conferenza stampa che ha convocato quest’oggi a pochi metri dalla redazione del Corriere della Sera. La nuova strategia di comunicazione di Federcaccia pr…
«Non vogliamo che parli solo l’emotività, qui in Italia prima di ogni altra
considerazione ha prevalso quella di chiudere la caccia. In Europa è stato
diverso, hanno prevalso la logica, la razionalità». Esordisce così Franco Timo,
il presidente della Federcaccia, nelle interviste televisive e radiofoniche
durante la conferenza stampa che ha convocato quest’oggi a pochi metri dalla
redazione del Corriere della Sera. La nuova strategia di comunicazione di
Federcaccia prevede un rapporto diretto e franco con il mondo della carta
stampata, per spiegare meglio quello che finora è “passato” con qualche
difficoltà o per nulla. «Gli ottocentomila cacciatori italiani sono
responsabili e vivono il loro territorio, sono i migliori alleati per
fronteggiare un eventuale rischio influenza aviaria. Abbiamo già dato le
opportuni prescrizioni in proposito e siamo convinti che i cacciatori sarebbero
disposti persino a correre rischi in prima linea. Per esempio allo scopo di
segnalare i casi o addirittura raccogliere le carcasse di animali morti in
condizioni sospette». Cittadini come altri, i cacciatori, ma più responsabili
di quanto accade alla fauna e al territorio perché lo vivono con una passione e
una frequenza che i cittadini, per esempio, non sono in grado di comprendere.
In realtà si fa strada la convinzione che il problema influenza aviaria sia
stata cavalcato con disinvoltura, dalle frange più estremiste degli animalisti
e (perché no?) dalle aziende farmacologiche a caccia di nuovi clienti in preda
alla paura del contagio. «Mentre a Roma il vice presidente e il segretario
generale di Federcaccia erano a colloquio con il ministro della Sanità,
Francesco Storace, in contatto diretto con me, io ero a colloquio con i
ricercatori dell’università di Pavia per avere un primo responso scientifico e
la prova che non ci può essere rapporto diretto tra caccia e rischio di
contagio. Ci ha poi confortato il fatto che il ministro abbia deciso di non
lasciare l’iniziativa nelle mani delle regioni, ma abbia emanato un decreto
tutto sommati prudente». Nel frattempo, però, Arcicaccia ha trovato il modo di
stigmatizzare l’assenza di Timo al tavolo ministeriale. «Non voglio commentare,
dico soltanto che nel momento in cui occorre compattezza, sono i soliti che
producono la nota stonata», ha riferito Timo. Il documento stilato dal prof.
Elio Rondanelli e dall’infettivologo prof. Daniele Scevola fuga molti dubbi e
propone dati certi. Finalmente. «Il pericolo per l’Italia è attualmente
inesistente, bisogna tranquillizzare l’opinione pubblica», ha concluso Timo.
«Il virus si è diffuso in particolare negli allevamenti che non rispettano le
condizioni igieniche più elementari. Teniamo alta la soglia di attenzione, ma
senza ingiustificati allarmismi».