In attesa che si definisca il procedimento penale, intanto è stata l’Unione italiana Tiro a segno a portare a compimento l’inchiesta federale nei confronti del presidente del Tiro a segno nazionale di Roma, Bruno Ardovini, del responsabile dell’armeria del Tsn e del direttore di tiro in servizio nella sciagurata mattina dello scorso dicembre in cui Claudio Campiti, un socio del Tsn, ha sottratto una delle armi del poligono, uscendo dalle mura dell’impianto per andare a compiere una strage. Nei confronti del direttore di tiro e dell’armaiolo non sono state riscontrate responsabilità, mentre nei confronti del presidente Ardovini è stata comminata la sospensione per cinque anni da ogni carica federale, sociale e sportiva. Radiato a vita l’autore della strage.
In particolare, al presidente del Tsn è stato addebitato di “non aver adottato le misure idonee e necessarie di sicurezza”, determinando “un gravissimo pregiudizio all’immagine dell’Uits” e “una violazione gravissima del principio di lealtà e correttezza”.
A fronte di questa decisione del giudice federale Uits, appare tutto sommato surreale il ruolo dell’Unione medesima, la quale si affretta da un lato a crocifiggere uno dei propri presidenti di sezione, quando dall’altro, per anni, nonostante da statuto dell’Unione fosse prevista l’emanazione di specifiche direttive di indirizzo sulla custodia delle armi e delle munizioni sezionali, si è ben guardata dall’entrare nel merito della questione. Anzi, all’indomani della strage, alla chetichella, ci si è affrettati a proporre una opportuna modifica allo statuto, abrogando proprio il comma “incriminato”, al fine di manlevare l’Unione da qualsiasi ipotesi di responsabilità sulla questione della gestione armi e munizioni (che sarebbe, in effetti, prettamente di competenza di questura e prefettura).
Eh, no, cara Uits: ci vuole ben altro che una sentenza “scaricabarile” sul presidente Ardovini per lavarsi pubblicamente la coscienza facendo finta di niente. L’Unione italiana Tiro a segno è uno degli enti preposti alla vigilanza sul funzionamento delle sezioni Tsn e, per inciso, è uno degli enti vigilanti ai quali sono assegnati poteri anche piuttosto ampi di sindacato sull’attività dei presidenti, che possono arrivare (come è infatti capitato al Tsn di Roma) fino al commissariamento della sezione. Allora se, come peraltro è stato riconosciuto nel dispositivo della sentenza, determinate carenze nel regolamento interno del Tsn sulla gestione delle armi della sezione si erano già palesate negli anni precedenti (quando, peraltro, il presidente della sezione non era quello attuale), non è corretto scaricare oggi tutta e sola la responsabilità di quanto accaduto sul presidente del Tsn e basta: l’Uits è altrettanto responsabile sotto il profilo di una condotta omissiva, per non essere intervenuta in occasione dei precedenti incidenti con le opportune azioni correttive.