Il Tiro a segno nazionale di Tor di Quinto, a Roma, ha riaperto i battenti dopo la lunga parentesi di sequestro all’indomani della drammatica vicenda di quel socio che, dopo aver sottratto furtivamente una delle armi del poligono, ricevuta a noleggio, ha ucciso alcune persone in un delirio di follia. In precedenza, era stato effettuato un dissequestro temporaneo e parziale solo per adempiere a una procedura, ma erano poi stati apposti nuovamente i sigilli. Adesso, invece, il Tiro a segno potrà nuovamente accogliere sulle linee sia i soci volontari (quindi i tiratori sportivi) sia, soprattutto, i soci obbligati (guardie giurate e polizie locali) per la prescritta attività di addestramento. L’unico locale a essere rimasto sotto sequestro (probatorio) è l’armeria propriamente detta, con la conseguenza che non potranno al momento essere noleggiate le armi di proprietà della sezione e, soprattutto, che non è ancora possibile riprendere l’attività (altrettanto importante) di rilascio dei diplomi di idoneità al maneggio delle armi.
Ora, e sia detto con il massimo rispetto nei confronti dell’attività di indagine in una vicenda tanto drammatica e complessa, non si comprende francamente cosa debba esserci di “probatorio” nel sequestro dell’armeria del poligono, atteso il fatto che l’arma non è stata sottratta dall’armeria, bensì è stata affidata direttamente al soggetto che poi l’ha portata fuori dal perimetro della sezione.
Il che ci porta al vero problema, cioè l’attività di noleggio delle armi (che rappresenta, da sempre, una delle attività istituzionali del Tiro a segno nazionale): non possiamo fare a meno di osservare come, nei mesi intercorsi dal verificarsi della tragedia a oggi, nessuno degli enti preposti alla vigilanza sulle sezioni Tsn abbia ritenuto di emanare specifici atti di indirizzo che stabiliscano procedure minime per tutto il territorio nazionale, relativamente alla custodia delle armi delle sezioni, con specifico riferimento alle attività correlate all’affidamento ai soci. Facciamo, in particolare, riferimento all’Unione italiana Tiro a segno che, tra l’altro, nel famoso statuto delle sezioni (che le sezioni stesse furono a suo tempo obbligate ad adottare) all’articolo 41 dice: “Le armi e le munizioni sono custodite in Sezione. La loro gestione dovrà avvenire nel rispetto delle norme di legge vigenti in materia e delle direttive fornite dall’Uits, con particolare riguardo alle modalità di presa in carico, custodia e cessione delle stesse”.
Per non parlare, ovviamente (e in prima battuta, anche se lo menzioniamo per secondo), del ministero dell’Interno, che qualche anno addietro aveva evidenziato un ammirevole fervore regolamentare per quanto riguarda l’indicazione puntuale (ma forse sarebbe meglio definirla inutilmente puntigliosa) in merito alle marche e modelli di armi che potevano (e solo quelle) essere affidate ai tiratori minorenni, mentre a quanto pare non altrettanta solerzia ritiene meritare l’indicazione di specifiche procedure minime per l’affidamento delle armi a minori e maggiorenni.
Nel frattempo, a metterci la faccia e la responsabilità continuano a essere i singoli presidenti di sezione che, è opportuno ricordarlo, svolgono il proprio compito a titolo volontario e non retribuito.