La prima sezione penale del tribunale di Napoli ha assolto Giuseppe Castaldo, il gioielliere che nel 2015 a Ercolano sparò a due rapinatori che lo avevano minacciato con una pistola (poi rivelatasi una scacciacani senza tappo rosso), uccidendoli. L’accusa era di eccesso colposo di legittima difesa. La procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il giudice aveva invece disposto il rinvio a giudizio.
Oltre a doversi difendere dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa (e a dover attendere sette anni per una sentenza di primo grado), il gioielliere ha subito anche diverse minacce da parte dei famigliari delle vittime (le quali, peraltro, avevano precedenti specifici), tanto da aver dovuto trasferirsi fuori dalla Campania, per evitare rappresaglie.
“Sette anni di processo hanno consentito di fare giustizia rispetto a un’imputazione formulata nei confronti del mio assistito che non aveva alcun senso dal punto di vista logico e dal punto di vista giuridico, la formula piena utilizzata per l’assoluzione conferma che nella condotta del gioielliere non vi era nessuna ipotesi di reato”, ha commentato l’avvocato difensore di Castaldo, Maurizio Capozzo.
La giustizia, aggiungiamo noi, alla fine è arrivata. Ma un atto di giustizia che ci mette sette anni per arrivare, è esso stesso una ingiustizia. Uno Stato che lascia un cittadino che è stato costretto a difendere la propria vita “contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta”, come recita l’articolo 52 del codice penale, in balia dei soprusi di chi ha fatto del malaffare il proprio sistema di vita, non è giustizia.