Come spesso avviene, la burocrazia non ha il senso del ridicolo: e in effetti, con l’Offensive weapons act 2019, approvato dal parlamento britannico, si è oltrepassato anche il confine della farsa. La notizia è di attualità in quanto da pochi giorni (cioè dallo scorso 10 marzo 2021) è scaduto il termine che la legge aveva posto nei confronti dei cittadini gallesi e inglesi per consegnare, dietro indennizzo, le “armi” non da fuoco in loro possesso, dichiarate illegali appunto dal provvedimento legislativo. Con lo stesso provvedimento, era stato dato il medesimo termine anche per la consegna (in questo caso anche ai cittadini scozzesi e nordirlandesi) dietro indennizzo delle armi da fuoco legalmente detenute, oggetto di ulteriori restrizioni: nello specifico, sotto la scure (dopo la messa al bando pressoché totale delle carabine semiautomatiche a percussione centrale già alcuni anni or sono), risultano essere finite questa volta le cosiddette carabine lever release a percussione centrale, cioè carabine nelle quali l’apertura dell’otturatore con espulsione del bossolo avviene automaticamente allo sparo, ma per alimentare il colpo successivo occorre azionare una leva.
Coltelli “zombie”
È sulle armi non da fuoco, tuttavia, che si è raggiunto il parossismo del burocratismo fine a se stesso, la suprema supercazzola, l’inutile eletto a scopo. Scopo, come spesso avviene, all’inizio è ovviamente il più nobile, cioè quello di contrastare la dilagante violenza nelle principali città inglesi, in particolare mediante l’uso di coltelli e armi da taglio in generale. Ebbene, sua maestà è riuscita a concepire un documento nel quale, con certosina precisione, si stabilisce una ampia casistica di armi bianche per le quali non solo sarà in futuro proibito il porto, ma anche la mera detenzione tra le mura domestiche. Nell’elenco figurano i tirapugni (o noccoliere), i bastoni estensibili, i coltelli a scatto o con apertura assistita della lama, i bastoni animati, i coltelli a gravità, i coltelli occultati nelle fibbie per cintura o in generale in oggetti d’uso comune, le spade ricurve con lama superiore ai 50 centimetri. C’è poi un’ampia digressione sulle culture estremo orientali, visto che il divieto comprende anche le “stelle ninja”, o Shuriken, i coltelli Balisong (o butterfly), giungendo fino a strumenti obiettivamente esotici come il Kusari gama e il kyoketsy shoge (che forse neanche Bruce Lee è mai arrivato a usare). La ciliegina sulla torta, la perla dentro l’ostrica, il capolavoro è però quello relativo ai cosiddetti “zombie knife”, che la legge definisce “quei coltelli con lama a filo dritto o seghettato, sui quali sono incise scritte o immagini che lasciano intendere che l’impiego previsto sia quello della violenza”. Il nome di coltelli “zombie” deriva dal fatto che questo tipo di strumenti si vedono principalmente nei videogame e delle serie televisive dedicate alle apocalissi zombie. Entro il 10 marzo scorso, i bravi cittadini inglesi e gallesi (gli scozzesi evidentemente son gente più seria…) potevano consegnare spontaneamente gli oggetti inclusi nell’elenco, il cui valore complessivo fosse superiore alle 30 sterline, ricevendo in cambio un indennizzo, che poteva andare dalle 2 sterline per un tirapugni, fino alle 40 sterline per un coltello a gravità. Dopo tale data, sarà sempre possibile la consegna volontaria di queste armi senza alcuna incriminazione, ma non sarà più possibile richiedere un rimborso economico.
Fanno sul serio?
Al di là della demenzialità nel considerare più pericoloso uno strumento da punta o da taglio affine a un comune strumento per giardinaggio o da cucina semplicemente perché sopra porta scritto “ti uccido”, è interessante notare che il provvedimento di legge prevede tali e tante deroghe da consentire, comunque, una comoda scusante a chi abbia intenzione di detenere tali strumenti per delinquere; sono innanzi tutto escluse dalla messa al bando tutte le armi, o sedicenti tali, più antiche di 100 anni (precedenti il 1954 per le spade), inoltre sono previste esenzioni sia per chi partecipa alle rievocazioni storiche, sia per chi pratica attività sportive e arti marziali. Sono inoltre previste deroghe di tipo religioso (per esempio relativamente al pugnale che ogni maschio adulto dei Sikh deve avere e portare con sé). Certo, nonostante questo sarebbe comunque difficile giustificare il possesso di un tirapugni. Sta di fatto, purtroppo, che si ricade come al solito in un problema di approccio e di mentalità, che si focalizza sullo strumento in sé anziché sugli autori dei delitti. Così, per esempio, al posto dei tirapugni le bande cominceranno a utilizzare i guanti con rinforzi metallici o in piombo, al posto dei coltelli “cattivi”, quelli da cucina o le bottiglie rotte e così via. Ovviamente auspichiamo che la procedura di acquisto da parte delle autorità abbia avuto il massimo successo (quindi il massimo del costo per i contribuenti…), ci permettiamo sommessamente di dire che l’utilità pratica sarà modesta.