La morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto nel 2020, ha dato il via a una vera e propria campagna di demonizzazione delle forze dell’ordine in tutti gli Stati Uniti e molte amministrazioni cittadine hanno aderito allo slogan dilagante “defund the police”, riducendo significativamente i budget destinati al finanziamento delle forze dell’ordine. Adesso, a due anni di distanza, si cominciano a raccogliere i frutti e, per dirla tutta, non sembrano particolarmente incoraggianti, con particolare riferimento alla costa occidentale della federazione, là dove è maggiore la concentrazione di città a guida Dem.
A Los Angeles, a fronte di un taglio al budget del dipartimento di polizia di 150 milioni di dollari, gli omicidi sono aumentati del 13 per cento; a San Francisco l’aumento, tra il 1° gennaio 2020 e il 1° gennaio 2022, è stato del 17 per cento, a fronte di un taglio ai fondi per la polizia di 120 milioni di dollari. Secondo il dashboard della criminalità del dipartimento di polizia di San Francisco, sono in aumento anche stupri, furti, aggressioni e furti di autoveicoli. A Portland e Seattle, dopo il definanziamento della polizia, gli omicidi hanno raggiunto il record storico. In particolare nella città di Seattle, la carenza di personale è così sentita che gli investigatori sono stati ritirati dai casi di aggressione sessuale per lavorare di pattuglia, in quanto i distretti non riescono a garantire gli organici minimi di personale. La polizia di Portland lamenta una carenza di organico di almeno 100 poliziotti, dopo il pensionamento degli anziani. Per le autorità di polizia cittadine, l’inizio della fine è avvenuto proprio con i disordini del movimento Black lives matter (sorto appunto per contestare l’uccisione di Floyd): Aaron Schmautz, presidente dell’associazione di polizia di Portland, ha dichiarato: “il nostro tessuto sociale si è indebolito, le sparatorie hanno continuato ad aumentare. Il disordine sociale si è trasformato in un aumento significativo di tutti i livelli di criminalità. Gli esercizi commerciali più piccoli sono stati particolarmente danneggiati dai lunghi tempi di attesa per le chiamate e dalla lenta risposta da parte di una polizia sottodimensionata”.
Oltre alla riduzione di organici e mezzi, in alcune località a guida Dem sono state anche approvate leggi per limitare le possibilità di intervento della polizia: in particolare nello Stato di Washington, è stata approvata una legge che rende di fatto impossibili gli inseguimenti veicolari, salvo lo scrupoloso rispetto di circostanze estremamente specifiche. Il risultato è che, adesso, ai posti di blocco l’aumento di conducenti in fuga è stato esponenziale, ma anche i furti d’auto sono aumentati del 50 per cento, così come le rapine a mano armata. Lo sceriffo della contea di Chelan, Brian Burnett, ha dichiarato: “L’impossibilità da parte delle forze dell’ordine di perseguire legalmente i criminali violenti e in fuga ha incoraggiato le persone, consentendo loro di pianificare e mettere in gioco sia i crimini contro la proprietà sia quelli contro la persona, aumentando notevolmente i tassi di criminalità nello Stato di Washington, il che sta anche riducendo al minimo la nostra qualità della vita”.
L’equazione secondo la quale l’aumento della criminalità sia dovuto esclusivamente a errori di gestione delle amministrazioni comunali Dem, scricchiola tuttavia quando si osservano altre città degli Stati Uniti nelle quali la guida è repubblicana, che stanno però subendo anch’esse un aumento esponenziale della violenza e degli omicidi. È il caso di Lubbock, città del Texas che si è guadagnata il poco invidiabile primato di città più pericolosa dello Stato, con un tasso di 919 crimini violenti per 100 mila abitanti e un aumento, tra il 2019 e il 2020, degli omicidi pari al 182 per cento. In questo caso, gli analisti accusano i Repubblicani del fatto che i crimini violenti siano determinati da un maggior lassismo sulle politiche relative all’acquisto e al possesso di armi, rispetto alle città e agli Stati Dem.
Allo stesso modo, uno studio pubblicato dal Wall street journal evidenzia che non sono solo le grandi aree urbane a essere interessate dall’aumento della criminalità, bensì anche le aree rurali, nelle quali i crimini violenti sono cresciuti mediamente del 25 per cento negli ultimi due anni. Sempre meno del 30 per cento medio delle grandi città, abbastanza però per consentire di identificare nelle tensioni sociali legate alla pandemia il colpevole dell’aumento della criminalità, piuttosto che nelle decisioni della leadership di un partito piuttosto che dell’altro. Come al solito, quindi, si evidenzia che i fattori criminogeni negli Stati Uniti siano più articolati e complessi di quanto non si voglia far apparire a prima vista e che, come al solito, le cause siano di tipo strutturale e sociale, più che legate alla contingenza di un sindaco o di un altro. Sta di fatto che le elezioni di mid-term renderanno il tema particolarmente caldo e, come spesso avviene, lo faranno sfociare nella demagogia e nello sciacallaggio politici.