Non si può certo dire che il nuovo presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula Da Silva (che, lo ricordiamo, già aveva ricoperto tale carica dal 2003 al 2011) abbia perso tempo: insediatosi ufficialmente alla guida del Paese dal 1° gennaio 2023, tra i suoi primissimi provvedimenti ha posto la revoca delle leggi che il suo predecessore, Jair Bolsonaro, aveva promulgato ampliando i diritti dei legali possessori di armi. Tra i provvedimenti siglati da Lula, e in vigore già da lunedì, c’è la sospensione delle nuove registrazioni di armi sportive e da caccia, in attesa di una riforma più ampia, il divieto di porto di armi cariche e la riduzione da sei a tre del numero di armi da fuoco che ogni cittadino possa possedere. Sotto la presidenza Bolsonaro, il numero di armi legalmente detenute era passato, secondo le stime, da 1,3 a 2,3 milioni, su una popolazione di 214 milioni di abitanti. A fronte di ciò, e nonostante le previsioni degli anti-armi, il tasso di omicidi nel Paese sudamericano è risultato in costante diminuzione tra il 2018 e il 2021 (non sono ancora disponibili i dati 2022), passando dai 30,9 omicidi per 100 mila abitanti del 2017 ai 27,6 del 2018, ai 22,7 del 2019, i 23,8 del 2020 e i 22,3 del 2021 (record inferiore dal 2012).