Un 91enne aggredito in pieno giorno, in centro a Firenze, da parte di uno straniero che ha deciso che l’orologio d’oro che portava al polso (un cimelio per i suoi 30 anni di anzianità aziendale) stesse più bene in tasca a lui che al legittimo proprietario. Non granché come notizia di cronaca, se non fosse per fortuna che l’anziano, nonostante sia caduto a terra dopo i calci e i pugni ricevuti, non ha riportato lesioni gravi, ma soprattutto perché a colpire, soprattutto la vittima della rapina, è stato il fatto che alla scena hanno assistito alcuni passanti, senza che nessuno di loro alzasse un dito per intervenire.
“C’era gente in strada, ma nessuno mi ha aiutato”, è stato il commento desolato del 91enne. Ad accorrere in suo sostegno, ma la rapina si era purtroppo già consumata, è stato il titolare di un vicino albergo, grazie alle cui telecamere di sorveglianza è stato poi possibile alle forze dell’ordine identificare il rapinatore, trovarlo e recuperare l’orologio. “Non riesco a rassegnarmi all’idea che Firenze sia cambiata”, ha aggiunto l’anziano, “ciò che colpisce è l’indifferenza della gente”.
Già. Ma per quale motivo, la gente è indifferente a questi episodi di criminalità per la strada? Be’, in parte perché, inutile negarlo, siamo una società sempre più egoista e sempre meno solidale. O meglio, siamo sempre più “inclusivi” e “solidali” a chiacchiere e nei confronti di persone che magari vivono a migliaia di chilometri di distanza, ma verso il nostro prossimo siamo sempre più indifferenti.
Occorre, tuttavia, tenere anche in considerazione un fatto: negli ultimi anni, difendere se stessi e difendere un’altra persona in difficoltà è diventata una faccenda estremamente delicata e seria. Politici, commentatori, anime belle varie e magistrati, la prima cosa che fanno (a posteriori, ovviamente, sempre a posteriori) è criticarti perché “ti sei fatto giustizia da solo” anziché chiamare le forze dell’ordine. Ovviamente ora che chiami la polizia e ora che la polizia arriva, l’anziano faceva a tempo a morire 10 volte, ma questo non importa. L’unica eccezione a questa regola è nel caso in cui l’aggredito sia uno straniero: in tal caso non solo è un dovere morale, ma un imperativo inderogabile intervenire in suo soccorso. Perché altrimenti sei razzista, non inclusivo, peste ti colga. Proprio come è avvenuto a Civitanova Marche. Ricordate?
Immaginiamo, adesso, per un istante, che comunque un cittadino decida di intervenire. E immaginiamo, per un altro istante, che l’aggressore cada e si faccia male. Cosa accadrebbe in quel caso? Ovviamente immediata denuncia per il razzista aggressore, che verosimilmente, se non sarà condannato, dovrà comunque sudare sette camicie in tribunale per giustificare la sua insensata ferocia nei confronti di un povero rapinatore che, in fondo, faceva solo il suo lavoro e, insomma, poverino, in qualche maniera dovrà pur campare, no? E pazienza se picchiare e gettare a terra una persona di 91 anni equivale a un rischio elevatissimo di provocargli lesioni mortali. Cos’è, in fondo, questa inezia di fronte all’accoglienza e all’inclusività?
Fantascienza? Sicuri che stiamo vaneggiando? E se per caso (ipotesi ovviamente del tutto teorica) a occuparsi della questione fosse un magistrato su posizioni ancor più oltranziste di quelle di un certo magistrato che proprio in questi giorni si è guadagnata, suo malgrado, notorietà universale sui media italiani? Siete ancora così sicuri che la bilancia penderebbe a favore del cittadino che è intervenuto e non a favore del povero, maltrattato rapinatore straniero? Il quale a questo punto sarebbe legittimato a chiedere un lauto risarcimento per il danno subito… Ancora sicuri che sia fantascienza? Avete già dimenticato quanto accaduto a Roma poche settimane or sono? Prima di rendersi irreperibile, il rapinatore indiano intanto i suoi picchiatori li ha denunciati…
Alla fine, la società si sta trasformando nel modo in cui, per decenni, una parte della società stessa ha fortemente voluto che si trasformasse: in un popolo di inebetiti, inermi individualisti, terrorizzati da uno Stato che oltre a non assicurare la sicurezza, punisce in modo sproporzionato chi ha la sventura di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, per fare le veci di quello che lo Stato dovrebbe fare e invece non fa. La legittima difesa è un bellissimo concetto, in teoria, ma nella pratica è estinta. Perché anche solo con un processo penale di 10 anni di durata (sì, ragazzi, per arrivare in Cassazione oggi ci vogliono 10 anni, se bastano), costituisce una condanna per chi si trova sotto il maglio della giustizia, anche se poi alla fine il risultato fosse una assoluzione. È così strano, quindi, che la gente si giri dall’altra parte? Che non significa, attenzione, che sia “giusto”. Ma è poi così strano? Tanto, alla fine, quelli del “non fatevi giustizia da voi”, girano con la scorta… a loro l’orologio non lo ruberanno. Tranquilli.