Nell'audizione di ieri alla Commissione affari costituzionali del Senato, il presidente di Assoarmieri Antonio Bana ha proposto un punto di vista differente: quello della possibile nullità della direttiva nel suo complesso
Tra le audizioni alla Commissione affari costituzionali del Senato svoltesi ieri, merita particolare menzione quella svolta dal presidente di Assoarmieri, Antonio Bana, in quanto più che fare osservazioni o critiche al contenuto della bozza di recepimento in discussione in queste settimane, ha provato a sottoporre alla politica un punto di vista differente, seppur non meno importante: cioè quello relativo al fatto che la direttiva 2017/853 è in realtà un atto "sub iudice", in quanto su di essa è pendente un ricorso alla corte di giustizia europea presentato dalla Repubblica ceca e dalla Polonia. Come già osservato sulle pagine di Armi e Tiro, Bana ha ribadito che anche l'Italia potrebbe, seppur con differente forma, associarsi al ricorso di questi due Paesi, contribuendo quindi a "stoppare" fin dalla sua origine un atto che definire controverso e dubbio da un punto di vista giuridico è un eufemismo. Il consiglio di Bana ai senatori è quindi logicamente quello di evitare recepimenti troppo draconiani della direttiva perché, nel caso in cui la corte di giustizia disponesse un annullamento (e ci sono precedenti in questo senso, come la famosa direttiva "Tabacco" 98/43/Ce), ci si troverebbe con evidenti problemi di coordinamento giuridico sul piano interno.
Ma l'intervento di Bana si spinge ancora oltre, osservando come anche nel caso di effettivo recepimento della direttiva nell'ordinamento giuridico italiano, esistano comunque possibilità per arrivare alla corte di giustizia europea in via incidentale, "partendo" per così dire da un procedimento prettamente italiano.