La sperimentazione in sei città italiane sull'uso del Taser da parte della polizia non è ancora iniziata, che già ci sono le prime proteste da parte di Liberi e uguali. Ma anche i sindacati…
Dopo la singolare proposta di addestramento alle forze dell’ordine sulla filosofia della non violenza, Liberi e uguali ha presentato una interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno e a quello della Salute criticando la sperimentazione del Taser avviata presso le questure di sei città italiane (Reggio Emilia, Padova, Milano, Catania, Brindisi, Caserta) dal marzo scorso. In particolare i deputati Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto hanno sottolineato come “organismi internazionali intergovernativi e non governativi hanno stigmatizzato l'uso del Taser in quanto potenzialmente mortale e mai realmente sostitutiva di armi da fuoco” e che “La Corte europea cita il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, il quale afferma che l'introduzione dei Taser aprirebbe la porta a risposte sproporzionate”, chiedendo quindi al ministero “quali siano gli orientamenti del Governo circa l'uso del Taser, che risulta potenzialmente mortale, e quali cautele siano state intraprese per evitare rischi per la salute e la vita delle persone; se il Ministero della salute abbia svolto o intenda svolgere un'indagine in relazione alla sperimentazione della pistola elettrica Taser, con particolare riguardo ai rischi sulla salute, come previsto dalla legge, in particolare a tutela delle categorie più vulnerabili (donne incinte, minori, malati di cuore e anziani); quali siano i costi della sperimentazione soprarichiamata e le aziende coinvolte, considerato che, per gli interroganti, sarebbe più utile investire queste risorse in formazione delle forze di polizia o in strumenti logistici (autovetture, vestiario e altro)”.
Dall’altro lato, l’attuale sperimentazione non risulta pienamente soddisfacente neanche per le organizzazioni sindacali delle forze dell’ordine, in quanto la disciplina giuridica di questo strumento (e quindi la previsione di impiego) sarebbe del tutto analoga a quella prevista per un’arma da fuoco. Per questo motivo, in un incontro tra il direttore centrale per gli affari generali della polizia di Stato, Filippo Dispenza, e i sindacati di polizia, alcune sigle hanno esplicitamente richiesto la modifica delle linee guida per l’impiego di questo strumento: in particolare il segretario generale Coisp, Domenico Pianese, ha dichiarato: “Vogliamo che sia introdotta una normativa ad hoc per il Taser, che sia considerato uno strumento di difesa degli operatori di polizia e che non sia classificato come un’arma. Il Taser dovrebbe essereuno strumento intermedio fra l’arma da fuoco e lo sfollagente, ma se invece viene inquadrato come un’arma si incorre nelle stesse limitazioni delle armi che di fatto lo renderebbero inutilizzabile”.
Il sindacato Fsp (ex Ugl) è sceso ancor più nel dettaglio inviando una lettera al ministero dell’Interno chiedendo specifiche modifiche al testo relativo ai criteri di impiego: in particolare, analogamente al Coisp, si chiede che il Taser sia definito uno strumento intermedio tra “gli strumenti di coazione fisica e l’arma da fuoco” e, inoltre, si richiede di togliere i riferimenti a una specifica distanza minima e massima di impiego (facilmente sindacabili nell’utilizzo concreto) e si svolgono altre considerazioni pratiche.
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