Il procuratore generale della zona di Brescia, Pier Luigi Maria Dell'Osso, ha rilasciato dichiarazioni a dir poco scandalose sulle aziende armiere bresciane e sul possesso di armi da parte dei cittadini
Il Corriere.it ha intervistato il procuratore Pier Luigi Maria Dell’Osso, procuratore generale della Repubblica per il distretto facente capo a Brescia, in relazione ai brutali omicidi avvenuti nei giorni scorsi (quattro in cinque ore tra Brescia e Bergamo). In relazione alla disponibilità di armi da parte dei killer (appartenenti a pieno titolo alla criminalità e quindi sicuramente non in possesso di autorizzazioni di polizia, men che meno di armi legittimamente detenute), il magistrato ha fatto alcune affermazioni che riteniamo essere non soltanto prive di fondamento, ma anche di particolare gravità: “Ci si dimentica”, afferma Dell’Osso nell’intervista, “che questa è terra di fabbriche d’armi, le più grandi d’Europa e forse non è poi così difficile procurarsele. Le fabbriche sono evidentemente più che legittime, sia chiaro, e producono ricchezza ma non ci si può meravigliare se qualcuno ne ha. A Brescia e Bergamo è stato rinvenuto tempo fa un vero e proprio arsenale”.
Be’, detta così francamente sembra che il magistrato ipotizzi che le fabbriche d’armi del Bresciano siano una specie di “colabrodo” dal quale escono a tutto spiano fucili e pistole privi di matricola pronti per essere utilizzati dalla criminalità. Nella realtà, le fabbriche d’armi del bresciano sono aziende poste sotto lo stretto controllo dell’autorità di pubblica sicurezza (prefettura di Brescia in primis), che esercita una costante attività di vigilanza, ma più di tutto non si capisce quanto pazzo, o stupido, dovrebbe essere un imprenditore che decida di giocarsi licenze e azienda vendendo una o più armi sottobanco alla “mala” (perché, e forse è il caso di ricordarlo, in fatto di licenze in materia di armi, se sgarri hai chiuso). Giova anche ricordare che nel famoso “arsenale” rinvenuto alcuni mesi fa nella sua zona di competenza, non c’erano armi riferibili a una eventuale vendita sottobanco da parte delle aziende bresciane e anche questo è opportuno ricordarlo (posto che non sia scontato…).
Il magistrato ha poi rilasciato una dichiarazione anche sul possesso di armi in generale in Lombardia: “se siano troppe in senso assoluto è difficile dire. In ogni caso ritengo che le armi detenute o portate, salvo quelle legate allo svolgimento di un lavoro particolarmente rischioso, siano comunque sempre troppe”. Anche sulla millantata crescita di richieste di porto d’armi ai cittadini, Dell’Osso non ha incertezze: “ne penso tutto il male possibile, senza retorica ed esagerazione. Il Far west nasce dove si creano i presupposti. Armarsi non serve alla crescita morale, culturale e sociale della comunità. Non è questa la strada”.
Affermazioni che, tuttavia, fanno a cazzotti con la realtà dei fatti, stando almeno ai dati diffusi dal ministero dell’Interno: al di là del fatto che a fronte di un possibile aumento delle richieste di porto di fucile per Tiro a volo, le licenze per caccia sono in calo da decenni e quindi il numero di cittadini in possesso di un porto d’armi è praticamente dimezzato rispetto a trent’anni fa, i dati sulla criminalità del Viminale dimostrano inoppugnabilmente che a un aumento dei porti d’arma per Tiro a volo NON corrisponde un aumento dei crimini commessi con armi. E gli omicidi, tra l’altro, sono anch’essi in costante calo da anni, sia commessi con armi legali, sia illegali. Quindi?