È candidato nel collegio di Pavia per la Lega. Ex senatore, ex sindaco di San Genesio e Uniti, con una solida esperienza di lavoro e di partito, ci dice la sua su armi, sicurezza e caccia
Roberto Mura, nato a Pavia nel 1955, è stato senatore per la Lega Nord nel corso della XVI legislatura e vice presidente del gruppo con delega dell’aula. In seguito, ha mantenuto un ruolo organizzativo per il gruppo. È stato frequentatore del poligono di Pavia, dove si dilettava nel tiro lento mirato a 25 metri: «Andavo al Tsn tutti i martedì». Ha un revolver S.&W. in .357 e una piccola semiautomatica Ruger Lcp che porta per difesa. «Tengo le armi in cassaforte, ma una la tengo sotto il cuscino. Me l’ha venduta il mio omonimo Gavino, siamo entrambi del 1955…».
È candidato alla regione Lombardia nel collegio di Pavia…
«Mi hanno chiesto di mettere a frutto 25 anni di lavoro, sia come assessore sia come sindaco a San Genesio e Uniti, in particolare per le questioni di cui mi sono sempre occupato, come le infrastrutture, la sanità, la formazione per creare lavoro vero, la sicurezza. Senz’altro, in regione, occorrerà completare il processo di autonomia e, se sarò eletto, intendo avere una parte attiva in questo. Sono il numero due in lista, la numero 1 è Silvia Piani».
Com’è il suo rapporto con la caccia?
«Non sono mai andato a caccia, ma ho un rapporto molto laico con la caccia. Nel Pavese la situazione ambientale è drammatica per la questione rifiuti e il dissesto idrogeologico. Quindi è necessario migliorare il rapporto con il mondo agricoltura e quindi anche tra caccia e agricoltura. In ogni caso ho ottimi rapporti con l’assessore uscente Giovanni Fava e, prima, con Giulio De Capitani. Mi conoscono benissimo.
«Vorrei fare un’analogia con un mondo che conosco meglio, quello del fuoristrada con le auto. Per colpa di qualche incauto o peggio, non bisogna però criminalizzare la categoria. I cacciatori hanno un rapporto positivo con l’ambiente, la loro funzione credo sia anche quella di presidio del territorio. In termini generici io sono portato ad ascoltare tutti e a cercare sempre il punto di equilibrio. Francesco Bruzzone è il tecnico della Lega per la caccia, mi interfaccerò con lui».
E sulla sicurezza, a parte le ben note posizioni della Lega?
«Nel mio comune di residenza, che ho amministrato per anni, abbiamo installato numerose telecamere che hanno contribuito a tranquillizzare al cittadinanza. Per garantire un maggiore senso di sicurezza, ho anche partecipato personalmente, come sindaco, all’attività di pattuglia della polizia locale: mi avevano ribattezzato “sindaco di ronda”. Credo che il controllo debba essere partecipato: la sicurezza “di vicinanza” deve essere alla base delle regole di convivenza civile. È un concetto naturale, tutti siamo tenuti a partecipare alla sicurezza del gruppo. Un vero toccasana per la sicurezza non esiste, c’è un insieme di fattori che abbassano le percentuali di rischio, a cominciare dalla difesa passiva. La legittima difesa mi sta a cuore: in casa devi essere nella condizione di poterti difendere, se vedi in pericolo la vita e la sicurezza dei famigliari. Certo, ci vuole molto equilibrio che però non è facile in quelle circostanze. Sono per una valutazione attenta sui rilasci, ma considero sacra la persona. Con Roberto Maroni la regione Lombardia ha attivato l’assistenza legale gratuita per sostenere quanti si sono trovati nella condizione di doversi difendere. Trovarti in quella condizione ti cambia la vita e chi hai davanti può non avere scrupolo: bisogna difendere chi si difende».
Cosa pensa del candidato “governatore”, Attilio Fontana?
«Penso che il candidato presidente assicurerà continuità perché ha dimostrato da tanti anni di essere un amministratore straordinario: ha sempre vinto al primo turno a Varese, è presidente di Anci Lombardia. Oggi c’è bisogno di politici, ma anche di amministratori più che validi per una regione così importante e che ha 10 milioni di abitanti. Grazie all’aiuto di una buona squadra di consiglieri, potrà lavorare bene».