La Kalashnikov concern raddoppia il fatturato: dalle sanzioni al boom attuale. Ma non si tratta solo degli Ak47, le strategie globali dell’azienda puntano anche su…
In una recente analisi apparsa sulla prestigiosa rivista economica Wall street journal e, ampiamente riportata dai media nazionali, risulta che il fatturato della Kalashnikov concern è più che raddoppiato (+123%) rispetto al 2015, raggiungendo oggi i 319 milioni di dollari. Tanto che la storica fabbrica di Izhevsk, funziona 24 ore su 24 su tre turni di lavoro.
La strategia del gruppo sino a tre anni addietro puntava dritta al mercato civile americano ma, le sanzioni varate dagli Usa e dall’Unione Europea contro la Russia a seguito dell’annessione della Crimea e la crisi Ucraina, hanno rivoluzionato i piani di espansione.
Secondo le dichiarazioni di Aleksey Krivoruchko, amministratore delegato della Kalashnikov concern, «Le sanzioni hanno trasformato un’azienda concentrata sulle armi non da guerra in una di tipo militare». Affermazione certo “politica” e provocatoria al tempo stesso e che in riferimento al cambio di indirizzo commerciale, vuole oltremodo demonizzare le conseguenze indirette delle sanzioni.
Di fatto e sotto la dinamica direzione di Aleksey Krivoruchko, la storica Izhmash (insieme a Baikal) è passata dal rischio di bancarotta ad un boom di profitti con la Kalashnikov concern. Le strategie alternative annunciate ossia, maggiore espansione globale del prodotto puntando sui mercati alternativi asiatici ed effettivamente, ha funzionato: un esempio è la recente fornitura di armi leggere alle Filippine dopo che il presidente Duterte, ha girato le spalle agli Usa. Senza dimenticare l’Africa e il Medio oriente, affezionati “clienti” del marchio.
Ma Kalashnikov concern è anche un gruppo che ha strategicamente diversificato e ampliato le attività. Innanzitutto concentrandosi sulle torrette a controllo remoto e sugli Ugv (Unmanned ground vehicle) arrivando addirittura, secondo dichiarazioni aziendali, allo sviluppo di sistemi dotati di intelligenza artificiale.
Poi le acquisizioni: la Zala aero che produce Uav (Unmanned aerial vehicle) e il cantiere navale Vympel di Rybinsk (ove vennero prodotte le motocannoniere missilistiche classe “Osa”…) che produce sia naviglio civile come piccoli cruiser e rimorchiatori che pattugliatori veloci per impieghi di polizia e militari. Tutto, sotto un nome che è diventato un brand riconosciuto globalmente, ambasciatore suo malgrado, dell’eccellenza russa. Chissà cosa ne penserebbe oggi Michail Kalashnikov…