Ci sarebbe da ridere e da trovare responsabilità. Eppure la Francia si prepara a una nuova legge antiterrorismo che non promette niente di buono per gli appassionati di armi
Adam Djaziri, l'attentatore morto agli Champs Elysèes lo scorso 19 giugno, aveva il porto d'armi, pur essendo schedato come radicalizzato. Lo ha ammesso il premier francese Edouard Philippe, aggiungendo: "Nessuno può essere soddisfatto se qualcuno che era schedato dalle agenzia di sicurezza poteva disporre di un porto d'armi". La licenza gli era stata concessa sei anni fa, quando lavorava come sorvegliante. Djaziri, 31enne figlio di padre tunisino e di madre polacca, era noto ai servizi segreti – che lo avevano schedato con la ormai famosa “S” che identifica gli elementi radicalizzati potenzialmente pericolosi da almeno 4 anni- ma nello scorso febbraio gli era stato incredibilmente rinnovato il porto d'armi per uso sportivo: tanto che l'uomo si esercitava regolarmente in un club di tiro a segno. “Se nel febbraio scorso hanno riconfermato il porto d'armi”, spiega una fonte della polizia citata da Le Monde, “era solo per non insospettirlo”. Il presidente della Federazione francese di tiro, Philippe Crochard, ha dichiarato che, però, gli agenti di polizia avevano fatto visita al club per informarsi, il che implicherebbe che il suo vivo interesse per le armi aveva almeno sollevato sospetti. Peccato solo che, con questa serie di “leggerezze”, si sia rischiata una nuova strage nel cuore turistico della capitale.
Djaziri, al volante di un'auto, si è diretto volontariamente contro un furgone della polizia sugli Champs-Élysées. Il veicolo è esploso dopo l'urto e avrebbe avuto al suo interno bombole di gas, due pistole e un Kalashnikov e addirittura 9 mila cartucce. La polizia ha trovato anche fucili, munizioni e materiali per costruire una bomba nell'abitazione del terrorista nella banlieue parigina di Plessis-Pâté
"Non solo lasciano a piede libero chi è schedato “S”, ma in più viene riconosciuto loro il porto d'armi… sono pazzi o cosa?", tuona su Twitter la leader del Front national, Marine Le Pen, chiedendosi quando si "porrà fine a tutto questo". E il gioco dello scaricabarile è diventato di moda anche in Francia: il ministro dell’Interno, Gerard Collomb, ha spiegato in un’intervista a Le Figaro che con le leggi attuali le autorità non possono sistematicamente togliere il porto d’armi a qualcuno che è su una lista di sospettati e, in ogni caso, ha chiesto ai servizi di condurre una nuova revisione sui personaggi a rischio di radicalizzazione e su quanti potrebbero avere un porto d’armi”.
È un fatto che il neo eletto presidente Emmanuel Macron si prepara già a emanare una legge antiterrorismo e la Francia resta in stato di emergenza dopo che dal 2015 ha avuto più di 230 morti a causa del terrorismo jihadista.
Siamo, tutti noi appassionati di armi europei, nelle mani di una banda di cialtroni che commettono leggerezze e le giustificano con un’alzata di spalle o con ragioni insussistenti. Siamo pronti a scommettere che, dopo la recente direttiva “disarmista” della quale proprio la Francia è stata attiva sostenitrice, adesso sarà facile inasprire le leggi per tutti. Salvo poi non riuscire a controllare armi illegali che transitano sul territorio, camion che commettono stragi, bombole di gas, esplosivi rudimentali. Perché quelli pericolosi siamo noi (come qualche benpensante si è già affrettato a dire), mica quelli che controllano… Lo chiediamo anche noi: quando si porrà fine a tutto questo?