Accuse che meriterebbero un approfondimento o per lo meno una maggior definizione: le associazioni contestatrici, che in maniera volutamente confusa associano la diffusione della violenza e la limitazione dei diritti umani alla pratica legale e controllata di sport con le armi e al possesso legale e controllato di queste per fini anche di difesa, intendono forse dire che gli organizzatori dell'evento e i visitatori sono persone violente o che propagandano la diffusione della violenza e la repressione dei diritti umani? Lo dicessero chiaramente e in maniera meno vile, onde poi assumersene la responsabilità.
Già del Comitato D-477 è stato più o meno detto questo nel comunicato congiunto, essendo stato esplicitamente associato l'incontro da noi organizzato sulla procedura di modifica della direttiva 91/477 a una fantomatica "operazione ideologico-culturale e, stando agli ultimi sviluppi, persino politica", riferendosi con quest'ultima espressione all'apprezzatissimo intervento dell'onorevole Stefano Maullu.
Spiace anche per l'intervento semplicistico della Curia di Vicenza, la quale, unendosi e dando visibilità alle associazioni già menzionate, ha contestato duramente l'evento arrivando a sostenere, tramite il commento dello psicologo e psicoterapeuta Claudio Riva su "La voce dei Berici", che l'uso delle armi sarebbe in stretta connessione con la sfera dell'aggressività e che sarebbe attestato che la completa maturazione in proposito giungerebbe intorno ai 25 anni! Sempre da "La voce dei Berici" giungerebbe l'invito ad approfondire "quali e quanti danni provocano nel mondo le armi", come se si potesse correlare la detenzione e l'uso legali delle armi per attività precisamente regolamentate ai più disparati contesti bellici o criminali…
È evidente quindi che l'unica vera operazione ideologica e culturale riscontrabile nella vicenda è quella portata avanti da chi, dietro una autoreferenziale superiorità morale, lancia accuse infamanti su un intero settore e su una quota significativa dei cittadini italiani utilizzando scientemente accostamenti ben più che impropri.