Il ventinovenne Omar Mateen (in foto), americano figlio di genitori afghani, ha portato a termine nella notte una delle stragi più gravi della recente storia statunitense: ha infatti assaltato un locale gay a Orlando, uccidento (pare) 50 persone e ferendone altrettante prima di essere ucciso dall'irruzione della polizia. Secondo le prime ricostruzioni la sua personale battaglia annientatrice potrebbe essere stata compiuta in nome dell'Isis, anche se il padre si è affrettato a dichiarare che invece è stata motivata "solo" dall'omofobia. Sia come sia, a quanto sembra il peccato più grave di questo squilibrato fanatico è aver usato per il suo atto folle un Ar15. Da qui, la reazione (super-rapida, non c'è che dire) del presidente Barack Obama, il quale si è affrettato a dichiarare "La sparatoria di Orlando ci dice quanto facile sia avere delle armi per fare delle stragi. Dobbiamo decidere se questo è il tipo di Paese che vogliamo". È importante notare, a questo proposito, che l'autore del folle gesto sembra fosse da qualche mese nel mirino dell'Fbi, proprio per sospette simpatie nei confronti dell'Isis. Sarebbe interessante a questo punto chiedersi, e chiedere soprattutto al presidente Obama, se sia veramente la messa al bando dei black rifle la chiave di volta della sicurezza nazionale, quando chi ha gli strumenti per prevenire questo tipo di atti, apparentemente se la dorme della grossa. Misteri elettorali…
Dopo la strage compiuta a Orlando da parte di un giovane musulmano forse simpatizzante dell’Isis, il presidente Obama torna (con ammirevole rapidità) a scagliarsi contro le “armi facili”. Ma il folle autore della strage, era sotto osservazione dell’Fbi da qualche mese…