Si è conclusa da pochi giorni la sperimentazione, durata due settimane, nella quale un gruppo di agenti di polizia cinesi, con le loro uniformi, ha pattugliato insieme ad agenti italiani le zone centrali di Milano e Roma. Lo scopo dichiarato era quello di "mostrare un volto familiare" ai turisti cinesi che in gran numero, specialmente negli ultimi anni, visitano le due grandi città italiane. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha espresso parole di lode per l'iniziativa (prima nel suo genere in Europa), sottolineando comunque che il tasso di criminalità e di omicidi in Italia sia ai minimi storici. A dir poco sconcertanti, però, sono state alcune dichiarazioni di Alfano, secondo cui il provvedimento è una "rottura con il vecchio paradigma in base al quale l'ordine pubblico è una questione di sovranità nazionale" e che "i turisti cinesi sarebbero protetti comunque, ma adesso si sentiranno ancora più protetti". Dello stesso tenore le dichiarazioni del capo della polizia Alessandro Pansa, secondo cui "per un turista basta perdere un documento per sentirsi più vulnerabile".
Alla sincera disponibilità alla collaborazione dell'Italia, per far sentire "a casa loro" i turisti cinesi, dovrebbe corrispondere una iniziativa analoga a parti invertite (cioé poliziotti italiani inviati in Cina), anche se la data di attuazione di questo progetto è ancora da definire. Si sono anche fatti velati accenni al fatto che la presenza dei poliziotti cinesi potrebbe contribuire a infrangere il muro di silenzio che notoriamente circonda le comunità cinesi nei capoluoghi italiani, con significativi risultati quindi nel contrasto alla criminalità organizzata orientale nel nostro Paese. Questo è ancora da vedersi, di sicuro c'è che a spingere a una collaborazione così entusiastica le autorità italiane nei confronti dei turisti cinesi è giunta chiara e forte la cifra di 229 miliardi di euro, cioé la cifra che i cittadini cinesi spendono all'estero (quindi anche in Italia) ogni anno. A non gradire l'iniziativa pare, invece, che siano stati i dissidenti cinesi emigrati in Italia, fermo restando che desta qualche perplessità anche agli italiani (almeno, ad alcuni) una collaborazione in materia di polizia e di ordine pubblico con un Paese che nonoriamente ha un concetto molto vago sul rispetto dei diritti umani. Potenza del denaro? Mah…