A Fort Bragg, nella Carolina del Nord, sede dell’Us Army special operation command (Usasoc), si è tenuta la settima competizione internazionale degli Sniper team delle forze speciali: in questa edizione, nel John F. Kennedy Special warfare center and school, hanno partecipato 25 team provenienti da tutto il mondo comprese le squadre dell’Irlanda, Singapore e Kazakistan.
La competizione è strutturata in modo da offrire situazioni e scenari assolutamente simili a quelli in zona di operazioni, da quelli urbani a quelli tipici delle lunghe distanze con 21 diversi esercizi a distanze sconosciute ai tiratori, che andavano da 25 a 1.000 metri. A 25 metri i bersagli erano impegnati ovviamente con le pistole, in esercizi che prevedevano la transizione improvvisa da arma lunga a quella corta. Ogni team era composto da tiratore e spotter e quest’ultimo, dotato di arma semiautomatica a protezione del proprio nucleo. Ovviamente, tutte le forze speciali americane erano rappresentate: Army rangers, Navy seal, gruppi speciali dell’Usaf e dei Marine. L’utilità di tale competizione è sia strategica sia pratica, in diversi settori: nell’ambito del training per esempio e in riferimento a nazioni “alleate” o “supportate”, vi è la possibilità di verificare le attuali prestazioni dei team precedentemente formati dai mentor americani, vi è notevole scambio di informazioni, tattiche e soluzioni con i team delle nazioni alleate, verifica degli accessori e delle armi impiegate, prove informali o meno di nuovi sistemi.
La parte del leone spetta alle forze Usa: al primo posto il 3° Gruppo delle Us Special force mentre secondo e terzo posto sono andati a due squadre dell’Us army Special operation command.
Le poche e selezionate immagini disponibili forniscono elementi interessanti di valutazione: intanto, entrambi gli operatori portano pistole Glock, lo spotter impiega un M151 Spotting scope system 12-40×60 ma è il corollario di accessori che è certamente, più interessante. Innanzitutto, un red dot Aimpoint Micro T-1… che “suona” strano nel complesso: quando si è evidenziato un bersaglio solitamente, si porta lo spotting scope al massimo ingrandimento e nel caso si spostasse inavvertitamente l’ottica, risulta poi piuttosto difficile “centrare” nuovamente il bersaglio; se in precedenza si era traguardato il bersaglio anche con il red dot che ha ovviamente, amplissimo campo visivo, risulta poi più facile andare a riprendere la “zona” inquadrata e conseguentemente, il bersaglio. Il micro dot ed altri accessori, sono installabili sull’M151 grazie alla interfaccia addizionale Badger Ordnance S²Nvi (Spotting scope night vision integrator) per sistemi di visione notturna, qui assenti, ma con l’An/Psq-23A Storm (Small tactical optical rifle mounted) ben visibile sul fianco destro dello spotting scope e sull’arma, anche, del tiratore. Si tratta di un telemetro laser di recentissima adozione con illuminatori Ir/laser e bussola digitale: se operato in congiunzione con un Gps individuale, si può impiegare per rilevare la corretta posizione geospaziale del bersaglio e fornire di conseguenza, le precise coordinate per l’ingaggio a distanza con altri assetti, terrestri o aerei.
Se si osserva con attenzione invece l’arma di fianco allo spotter, si scopre che si tratta del fucile di precisione “occultabile” Remington Csr (Concealable sniper rifle) calibro 7,62×51, di cui poco si parla e di cui altrettanto poco si sa al momento, riguardo una sua adozione. Analizzando meglio le componenti a vista, non sembra impiegare l’impugnatura ribaltabile e la canna, appare invece con leggere flutature, diversa dalla prevista Proof Research ricoperta in fibra di carbonio.
Altri spotter invece (sotto), impiegavano al posto degli M110 inusuali Pof-Patriot ordnance factory P308 ma sempre in 7,62×51, dotati di calciatura telescopica Magpul e appoggiaguancia “retrattile” LaRue Tactical Risr (Reciprocating inline stock riser).