Niente giubbotti, né torce…

Il “colpo” messo a segno da alcuni rapinatori alla Mondialpol di Sassari, che ha fruttato ben 11 milioni di euro di bottino, ha messo ancora una volta in luce l’inadeguatezza delle dotazioni delle forze di polizia. Giubbetti antiproiettile scaduti e, al posto delle torce, i cellulari personali!

Il "colpo" messo a segno da alcuni rapinatori alla Mondialpol di Sassari, che ha fruttato ben 11 milioni di euro di bottino, ha messo ancora una volta in luce l'inadeguatezza delle dotazioni delle forze di polizia. Il deputato sardo Mauro Pili, infatti, in una interrogazione al ministero dell'Interno ha denunciato: "La notte del 29 febbraio scorso, quando l'allarme rapina alla Mondialpol di Sassari è arrivato al 113 i poliziotti in servizio in quel momento, passati all'armeria del corpo di guardia, si rendevano conto che non vi erano armi lunghe disponibili e non c'era disponibile nemmeno un giubbotto antiproiettile. Assente qualsiasi supporto illuminotecnico (torce elettriche): una volta arrivati sul posto gli agenti, che non sapevano ancora se all'interno dell'edificio fossero presenti i rapinatori, hanno fatto irruzione al buio, facendosi luce con i propri cellulari". "I pochi agenti che avevano il "privilegio" di un arma lunga", ha proseguito il deputato, "erano dotati di Pm12, una mitraglietta Beretta calibro 9 del 1978. Tutti scaduti anche i giubbotti antiproiettile. Se l'assalto fosse stato di terroristi, se in ballo ci fosse stato un obiettivo sensibile nel cuore della città, il tracollo della sicurezza sarebbe stato di una gravità ancora più inaudita". 

 

Da un punto di vista strettamente tecnico, non ci associamo al deputato nel liquidare negativamente la pistola mitragliatrice Beretta Pm12 che, seppur datata, ha ancora dalla sua parte requisiti indubbi di rusticità, affidabilità e capacità di fuoco. È però evidente che nel caso in cui i rapinatori fossero stati dotati di giubbetti antiproiettile, la Pm12 sarebbe potuta essere pressoché inutile, così come le pistole d'ordinanza. Molti Paesi a noi vicini, Francia in primis, hanno riconosciuto la necessità di pervenire alla distribuzione di armi più performanti per determinati compiti, fermo restando che in Italia non è mai stato digerito il concetto del fucile calibro 12, l'unico però che consentirebbe una modulazione della risposta in funzione della minaccia, grazie all'enorme varietà di munizionamento impiegabile, sia di tipo letale, sia di tipo non letale.