LETTERA APERTA AL MINISTRO GALLETTI
Signor Ministro, sono un qualunque cittadino italiano. Ho la mia famiglia, un lavoro che amo, pago le tasse, non ho mai disertato le urne, cerco di vivere con coscienza civile, seguo con attenzione le vicende nostrane e mondiali, esercito svariate attività nella natura tra cui la caccia. Anzi, la caccia è senza dubbio la mia più intima e più forte passione.
Io non so se lei, Ministro, nutra passioni: le auguro di sì, perché povero di spirito è quell'essere umano senza passioni. Il punto però ovviamente non è questo. Il punto è che non riesco a comprendere certa pervicacia sua e dei suoi uffici, su vicende inerenti l’attività venatoria e in particolare le infinite dispute sui calendari venatori e sui richiami vivi, che hanno raggiunto vette grottesche.
Al cittadino medio, sembra che le principali preoccupazioni del suo dicastero siano imporre alle Regioni la chiusura della caccia al 20 gennaio e vietare ogni forma di utilizzo di uccelli da richiamo. A volte, glielo riconosco, ha manifestato preoccupazioni per il dissesto idrogeologico, per l’inquinamento dell’aria delle grandi città, per la cementificazione selvaggia: insomma, per problemi realmente impattanti sui nostri territori, sulla nostra straordinaria biodiversità, sulla qualità della nostra vita. Non si può tuttavia non rimarcare come, al contrario, sulla caccia lei dichiari poco o nulla e agisca molto, naturalmente restringendo.
Mi sono a volte domandato se veramente chi compila certi dossier che capita di leggere sia mosso dallo spirito di servizio che dovrebbe albergare nell’animus degli amministratori, oppure sia semplicemente sospinto da ideologie e avversioni personali. Io credo in quest'ultima risposta e me ne preoccupo, ancor più se oltre a un ministero italiano simile approccio si scorge pure nei documenti della Commissione UE. Capisco che la caccia possa sollevare forti e accesi contrasti e muovere masse di voti, ma non si possono accettare evidenti parzialità da parte di chi governa o amministra, giocate sul filo di sibilline interpretazioni degne del miglior azzeccagarbugli.
Noi cittadini-cacciatori siamo stupefatti al vedere quanto spesso negli ultimi anni si stia modificando la legge 157/92 col grande calderone della legge comunitaria, stante l’incapacità manifesta del Parlamento di farlo organicamente con uno specifico ddl. Siamo però ancor più preoccupati nel constatare come la stessa 157 sia stata sovente disconosciuta o ignorata – idem per le leggi regionali – semplicemente decidendo le sorti della caccia sulla base delle sentenze dei TAR o di documenti tecnici di enti di ricerca cui noi stessi paghiamo gli stipendi o addirittura paventando procedure d’infrazione e multe milionarie che in realtà erano e sono semplici pilot per assumere informazioni dallo Stato membro.
Vede Ministro, quello che mi inquieta come cittadino è sospettare che analogo approccio vi sia anche in mille altri settori dei quali mi mancano approfondita consapevolezza e conoscenza. Così, lo Stato di diritto si riduce al massimo in principio da manuale di giurisprudenza.
Decidere secondo ciò che va di moda o che pensano (presunte) maggioranze di cittadini, sembra proprio di una politica impersonale e destinata all’oblio. Senza dimenticare che in democrazia i diritti delle (presunte) minoranze devono essere tutelati.
Chissà che il 2016 non ci porti dunque un sussulto di dignità politica e la dimostrazione che la “leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali” è ben di più di una stanca affermazione cui nemmeno le stesse istituzioni credono più.
Abbia, nonostante tutto, un buon Anno Nuovo.