In seguito a una segnalazione, Mauro Chiostri, amministratore delegato di Extrema ratio, nella giornata di sabato 1° novembre si è recato a visitare la la 56^ edizione della Fiera del collezionismo militare al Parco delle esposizioni di Novegro (Mi), constatando effettivamente la presenza di alcuni prodotti contraffatti in vendita presso uno degli espositori.
Successivamente ha avvisato le forze dell’ordine e i carabinieri sono intervenuti tempestivamente sequestrando il materiale contraffatto e redigendo la querela verso il rivenditore. Alcuni dei prodotti contraffatti disponibili in vendita presso il rivenditore erano chiudibili dotati di sistema di apertura assistito.
L’obiettivo di Extrema ratio di stroncare il fenomeno della contraffazione si fa ogni giorno più forte grazie ai numerosi appassionati che ci supportano e ci segnalano in maniera massiccia i casi di vendita di prodotti non originali. Quello di sabato è stato il secondo caso di sequestro di materiale contraffatto in pochi mesi.
Extrema ratio ringrazia di cuore le numerose persone che la sostengono e la aiutano quotidianamente attraverso numerose denunce e segnalazioni. Ringrazia inoltre le forze dell’ordine, nello specifico i carabinieri e la guardia di finanza, per i tempestivi interventi.
Ecco, in merito alla questione contraffazioni, cosa riferisce l’altro socio di Extrema ratio, Maurizio Castrati.
Dove e come avvengono le contraffazioni? Quali sono i modelli preferiti dai contraffattori?
«Esistono due tipi di contraffazione: una che tende a riprodurre l’oggetto Extrema ratio spacciandolo per un prodotto originale e un’altra che riguarda alcuni segni distintivi del disegno Extrema ratio. Tipici di questo ultimo genere di contraffazione i prodotti di alcune aziende russe e americane. I coltelli contraffatti spacciati per originali Extrema ratio sono prodotti presumibilmente in Pakistan, India o Cina. Sono prodotti industriali, realizzati probabilmente in piccole officine, in quanto nelle copie più diffuse ci sono dei grossolani errori, per esempio il ribaltamento speculare delle scritte».
Conoscete queste aziende?
«Conosciamo solo le aziende che copiano il nostro design vendendolo per proprio. Le aziende orientali invece riescono a celarsi tramite un dedalo di società scatola di altre società».
Come vi tutelate?
«Un’azione efficace è assolutamente fuori dalla portata di una piccola azienda come Extrema ratio. Possiamo agire soltanto sul prodotto importato in ambito europeo».
Come si possono tutelare i clienti?
«Semplice. Consigliamo l’acquisto presso i nostri rivenditori ufficiali (www.extremaratio.com). E comunque, in caso di sospetto sull’effettiva autenticità di un prodotto, invitiamo chiunque a contattarci e inviarci una foto, così da garantire se si tratta o meno di un originale. In ogni caso un Extrema ratio difficilmente sarà sul mercato dell’usato a prezzi più bassi della metà del prezzo di listino. La conservazione del valore del prodotto è la più grande vittoria della politica commerciale della nostra azienda, la quale ha sempre ostacolato svendite promozionali anche da parte dei propri rivenditori, tutelando così l’investimento del nostro cliente».
Quanto è significativo il fenomeno e quanto vi danneggia?
«Allo stato attuale stimiamo che la produzione del contraffatto sia superiore circa una decina di volte rispetto a quella del prodotto originale. In Europa arrivano solo frammenti di questo fenomeno. Il grosso di questa produzione viene consumato sullo stesso mercato di produzione, quello asiatico. Difficile fare una stima del danno. In realtà il prodotto contraffatto si rivolge a un mercato che comunque non avrebbe la capacità di acquisire il prodotto originale. Il vero danno per l’azienda è l’associazione del nostro marchio ad un prodotto di bassa qualità da parte di un cliente inesperto».
Avete fatto test comparativi? C'è anche un problema sicurezza oltre al copyright?
«I test comparativi non sono necessari. I materiali, le finiture e le lavorazioni sono palesemente scadenti e in alcuni casi anche maleodoranti. Al posto dei polimeri a specifica militare che utilizziamo noi vengono probabilmente utilizzati dei polimeri di recupero di chissà quale natura e provenienza. Questi oggetti vengono prodotti con caratteristiche costruttive scadenti, quali saldature nascoste dentro le impugnature o applicazione di carta vetrata al posto della tela diamantata. L’acciaio impiegato è da costruzione e spesso le scritte presentano errori grammaticali imbarazzanti. Siamo a conoscenza che vi siano anche piccole produzioni di qualità più elevata, ma anche in questo caso i produttori non prestano particolare attenzione alla qualità dei materiali bensì solo alle caratteristiche estetiche. Questi prodotti sono più difficili da riconoscere per il cliente medio, ma a un’immagine inviata ai nostri tecnici corrisponderà una stima di originalità che potrà togliere ogni dubbio».
Il made in Italy è sufficientemente tutelato in Italia?
«Fortunatamente ci sono ancora funzionari di buona volontà che dimostrano un forte impegno nella tutela degli interessi nazionali e che ci aiutano ad arginare questo fenomeno. Desidero addirittura menzionare il Capitano Giuseppe Furno, Comandante del 2° Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Ravenna, che da esperto del settore armiero e quindi sensibile alle problematiche di contraffazione in questo settore, ha investito tempo e risorse per arginarne la contraffazione entrante via porto Ravenna, con l’ottimo risultato di aver intercettato e sequestrato un intero carico di baionette contraffatte (e quindi armi proprie) che stava entrando illegalmente sul territorio italiano. Dal punto di vista più generale, quello che sta succedendo al made in Italy è sotto gli occhi di tutti».