In Val di Non i carabinieri forestali hanno sparato munizioni non letali per allontanare un giovane esemplare di orso, già protagonista di numerose razzie ai danni di allevatori e agricoltori
La notte tra l’8 e il 9 dicembre a Flavon, in Val di Non, un orso, probabilmente un giovane esemplare, è entrato in un box in cui erano custoditi due vitelli, uccidendone uno. L’animale aveva già effettuato altri “prelievi” in un pollaio vicino. I titolari dell’azienda hanno avvertito i carabinieri forestali, che hanno organizzato un appostamento la notte successiva nel frutteto, dove poi era stata consumata metà della carcassa del vitello. Equipaggiati con cani da orso, ma sarebbe adatto qualunque cane da seguita opportunamente formato su quel tipo di animale, hanno, udite udite, sparato…ma con pallettoni di gomma. Questo per dissuadere l’esemplare, anche se gli stessi addetti hanno dichiarato che “le dissuasioni non danno mai esiti certi. Ma altre esperienze di simili episodi hanno confermato l’importanza di effettuare interventi di allontanamento. Questo per cercare di modificare il carattere troppo confidente di un animale che si presume giovane“. Il fatto comprende diverse riflessioni da parte nostra, in primo luogo è evidente che, se si introducono orsi nel territorio, non vediamo di cosa dovrebbero vivere se non cercando di predare qualche animale disponibile, onde variare la dieta vegetariana alla quale spesso sono costretti. Per cui l’orso…fa l’orso. Oltretutto, se gli animali sono custoditi in un paese, o nei pressi, è lì che gli orsi sono attratti, non certo davanti al supermercato del paese il giorno delle offerte della settimana. In secondo luogo, ci si è finalmente resi conto che le fucilate, utilizzate correttamente, risolvono il problema. Ovvero, se un territorio si sovrappopola di orsi, come nel caso della zona suddetta e di quelle limitrofe, i metodi per ovviare al problema sono sempre gli stessi: far capire all’animale che si rischia la vita. Ed è l’unico sistema che, essendo gli animali molto attenti alla propria sopravvivenza, porta risultati. Se c’è eccessiva sovrappopolazione, come già scritto, prima si effettuano catture per riposizionarli in altre aree, adatte alla permanenza dei plantigradi. Ma, come accade in tutto il mondo, esauriti i pallettoni di gomma che a un orso fanno male quanto il rumore dello sparo e non di più, si passa all’abbattimento di un capo problematico, quando lo stesso persevera nelle abitudini cruente o nelle aggressioni alle persone. Questo sempre per salvarne altri dieci da avvelenamenti, fucilate autonome di persone ignote o altri metodi “fai da te”. Si potrebbe applicare lo stesso metodo per ovviare alle invasioni degli storni nelle città, dei cormorani e delle nutrie, basterebbe un approccio più scientifico da parte delle istituzioni.