Assodato che, al momento, il governo italiano non ha stabilito alcun embargo all’esportazione (di solito, al contrario, l'embargo è per le importazioni) o altri provvedimenti tendenti a limitare o a bloccare l’esportazione verso Russia (e Ucraina) di armi e munizioni sportive e per caccia di uso civile, anche l'ambasciata russa sembra avviata verso una protesta ufficiale nei confronti dell'Unione europea per l'atteggiamento del ministero dell'Interno che impedisce alle questure italiane di rilasciare licenze all’esportazione verso quel Paese.
Avevamo raccontato come si erano svolte le cose: la senatrice Cinzia Bonfrisco aveva ricevuto lamentele da alcuni produttori bresciani (e sembra persino dalla questura di Brescia!), ricevute assicurazioni dal ministero dell'Interno sulla sua totale estraneità, ha poi incontrato l’ufficio legislativo del ministero degli Esteri: i funzionari della Farnesina avrebbero ricevuto soltanto una richiesta di parere definita “irrituale” dal competente ufficio amministrativo del Viminale. Per i funzionari degli Esteri, però, non essendoci posizioni in proposito del governo italiano, ogni eventuale richiesta di licenza di esportazione deve essere esaminata nel concreto e nello specifico.
Dunque le richieste delle questure da qualche parte si arenano, nel più classico sistema italiano che, in particolare di questi tempi, ci fa arrabbiare. E fa perdere credibilità e denari al Paese, perché almeno per i contratti in essere le aziende produttrici dovranno chiedere indennizzi per le mancate vendite o per i ritardi. Allora ben venga una protesta verso l'Europa: che almeno le cose comincino a cambiare!