Da una parte i trafficanti di droga e i criminali, dall'altra una polizia assente o corrotta. E allora capita che siano i cittadini (armati) a diventare i tutori della legge. Accade in Messico, dove la pratica delle "autoritades comunitarias" (poliziotti comunitari) va avanti in alcuni Stati della federazione da ben diciotto anni, come nello Stato di Guerrero, uno dei più poveri del Paese. Negli ultimi anni però, questi gruppi di autodifesa delle comunità cittadine si sono molto diffusi e sono, spesso, legati all'autonomia dei popoli indigeni. La risposta di una cittadinanza esasperata di fronte allo strapotere dei cartelli della droga e all'indifferenza o complicità delle forze di polizia ha portato a una struttura organizzata e funzionale, proprio perché a tutelare la propria comunità sono i suoi stessi membri. Ma come è stato possibile arrivare a ciò? Ecco il racconto di un anziano del comune di Coalcoman: "pagavamo un pizzo per tutto: per il bestiame, per la vendita del mais, per avere una macchina o una casa. E non reagivamo. Poi hanno cominciato a stuprare le donne. Se provavi a difenderle, ti uccidevano davanti a loro. A quel punto la gente ha imbracciato le armi. All'inizio, ce le forniva direttamente la polizia federale e l'esercito. Ora le prendiamo ai narcotrafficanti".
Messico: quando i cittadini armati sono la legge
Da una parte i trafficanti di droga e i criminali, dall’altra una polizia assente o corrotta. E allora capita che siano i cittadini (armati) a diventare i tutori della legge