Remo Sernagiotto, assessore alle politiche sociali della Regione veneto e appartenente a Forza Italia, sta subendo in questi giorni un vero e proprio linciaggio morale. Motivo? Il “delitto” di girare armato, con regolare licenza di porto di pistola, anche nel palazzo della Regione. Le spiegazioni fornite dall’assessore sono state, peraltro, lineari e cristalline: “Giro senza auto blu, senza autista, senza scorta. Nel 2000 ho fatto la prima spending review, come si dice oggi, rinunciando a tutto. Di sera, quando mi sposto per lavoro, non porto mai nessuno della Regione con me, perché bisognerebbe pagare gli straordinari, giustamente, a quelle persone. E sarebbero spese ulteriori per i cittadini. Quindi, dato che ho un regolare permesso, per una questione di sicurezza giro con la pistola”.
Adesso c’è già chi ipotizza conseguenze giudiziarie per l’assessore armato, per violazione dell’articolo 4 della legge 110/75 che vieta di portare armi “nelle riunioni pubbliche anche a persone munite di licenza”, malgrado l’assessore avesse già precisato che “La pistola ce l’ho, ma non è vero che la porto nelle sedute, come hanno scritto i giornali locali. Quando arrivo in Regione la chiudo nel cassetto, nel mio ufficio, e prima di andare via passo a riprenderla”.
Tanto per non sbagliare, comunque, il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato ha dato disposizioni di diramare una circolare che vieti a chiunque di entrare a palazzo Ferro-Fini con armi. Noi naturalmente auguriamo all’assessore Sernagiotto di non correre alcun rischio, ma nel malaugurato caso in cui dovesse rimanere vittima di un’aggressione perché non era armato, sarà anche simpatico (si fa per dire) sapere se qualcuno si prenderà poi anche la responsabilità della suddetta circolare…