Alla tragica strage di bambini avvenuta nella scuola di Newtown, in Connecticut, non poteva mancare il consueto corollario di strumentalizzazioni politiche da parte degli anti-armi, primo tra tutti il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha promesso drastici provvedimenti restrittivi in materia di armi per evitare “che fatti del genere si ripetano”.
Per fortuna, nonostante gli anti-armi godano di una grancassa mediatica notevole, non tutti evidentemente hanno mandato il cervello all’ammasso e c’è chi valuta con obiettività il rapporto tra armi e crimini violenti. Nell’ambito dello star system, per esempio, la voce fuori dal coro è quella del noto attore Samuel Jackson (in foto): “L’abbondanza di armi nel mio Paese non è necessariamente il problema, e ridurre il numero di armi non è automaticamente la risposta. Io sono cresciuto nel Sud, con armi dappertutto, ma non abbiamo mai sparato a nessuno. Questa sparatoria non è stata causata dalle armi, ma da persone che non conoscono il valore della vita. Genitori e modelli di vita che siano in grado di enfatizzare questo valore sono molto più efficaci di qualsiasi legislatore che possa ridurre il numero di armi in circolazione”.
In controtendenza rispetto a Obama anche la dichiarazione del deputato repubblicano Louie Gohmert: “se il preside della scuola avesse avuto una pistola nel proprio ufficio”, ha commentato, “la sparatoria nella scuola avrebbe avuto esiti meno drammatici. Ogni omicidio di massa che abbia coinvolto più di tre vittime nella storia recente è stato commesso in luoghi nei quali le armi erano proibite. Gli assassini scelgono di proposito quei luoghi, perché sanno che nessuno sarà armato”.
A corollario di queste considerazioni, la dichiarazione del professor Thomas Baker della Virginia Commonwealth university, il quale ha reso noto uno studio dal quale risulta che nello Stato americano le vendite di armi sono cresciute del 73 per cento dal 2006 a oggi, mentre i crimini violenti sono calati, nello stesso periodo, del 27 per cento. Ancora una volta si dimostra, quindi, che il nesso causale tra la diffusione delle armi e la commissione di crimini con esse non esiste e che i crimini commessi con le armi sono legati invece a fattori più variegati e complessi.