Secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione, la crisi globale starebbe bussando anche ai cancelli della Izhmash, una delle più note fabbriche di armi dell’ex Unione sovietica. Nonostante, infatti, le vendite delle repliche civili del celeberrimo Ak 47 abbiano avuto un aumento delle vendite del 50 per cento sul mercato statunitense nel 2011, dalla primavera scorsa l’azienda avrebbe un passivo di 136 milioni di dollari, principalmente a causa del crollo degli ordinativi da parte delle forze armate russe a partire dall’autunno scorso, e sarebbe sotto il controllo di una grande azienda a partecipazione statale. L’esercito russo ha reso noto di avere scorte di Ak pari a circa 12 volte il fabbisogno e che, anzi, circa 400 mila Kalashnikov saranno distrutti entro il 2015. L’ultima speranza per l’azienda è il nuovissimo Ak 12, anche se le reazioni alla presentazione dell’innovativo fucile d’assalto sono per ora state piuttosto tiepide in patria.
Secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione, la crisi globale starebbe bussando anche ai cancelli della Izhmash, una delle più note fabbriche di armi dell’ex Unione sovietica