Ecco un resoconto stenografico degli interventi più importanti effettuati dai senatori Saia (pdl) e Divina (Lega) in merito al decreto n. 79. La discussione in merito proseguirà oggi.
SAIA (CN:GS-SI-PID-IB-FI). Signora Presidente Seguendo l'articolato, l'articolo 1, come ha detto prima il relatore Vizzini, appare sicuramente estraneo alle vicende, rientrando nella parte relativa alla sicurezza. Quindi, la prima considerazione riguarda la regolamentazione delle armi (tema a cui, peraltro, sono molto interessato).
Credo che essere armati sia un diritto in questo Paese: la difesa della propria persona e dei propri cari è un diritto e la proprietà privata è sacra. Inoltre, gli utilizzi di armi quali attività sportiva e venatoria sono diritti del singolo che debbono sì essere regolamentati, ma non possono essere strumentalmente limitati per cause ideologiche, come invece ho visto in alcuni emendamenti presentati dai colleghi in Commissione.
Quello che trovo stucchevole da parte del Ministero dell'interno su questo articolo è il tentativo, peraltro non tanto nascosto, di far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta principale. Dopo anni di infrazione europea, con l'ultima manovra finanziaria abbiamo dovuto abrogare il Catalogo delle armi. In questo articolo si tenta, però, di reintrodurre lo stesso concetto, inserendo il Banco nazionale delle armi. Il Catalogo delle armi è stato soppresso per ottemperare alle norme dell'Unione europea, ma il decreto?legge, introducendo questa procedura, di fatto va a confermarlo. In particolare, si mantiene una commissione consultiva centrale per il controllo delle armi, di cui fanno parte persone che, a detta degli esperti, appaiono anche in conflitto di interessi.
Inoltre, in questa maniera si tenta di consolidare un'altra anomalia tutta italiana, che vede le nostre armi dotate di una doppia punzonatura: non solo quella dell'arma stessa, ma anche quella del suddetto Catalogo, che prevede una sorta di sistema, quasi in esclusiva, di pochissimi soggetti che hanno poi il controllo sostanziale dell'importazione delle armi straniere nel nostro territorio.
Credo che questo non possa andar bene, ma è l'atteggiamento in generale del Ministero dell'interno sulle armi a non funzionare. Voglio ricordare che c'è un disegno di legge – mi riferisco a quello sulla sicurezza urbana – che è bloccato da otto mesi su un articolo riguardante l'armamento degli agenti di polizia locale. Anche in questo caso, il Ministero vuole limitare gli agenti dello Stato, anche se a livello locale, nell'armamento, sia nel territorio sia temporalmente. Questi tipi di atteggiamenti hanno dell'incredibile, perché poi ritroviamo uno Stato debole con i forti e forte con i deboli, o comunque con coloro che rispettano la legge. Si continua, quindi, ad avere quasi un'acredine verso il mondo legale delle armi, nel mentre le armi girano in maniera illegale nel Paese e non c'è grande preoccupazione da parte del Ministero in questo senso; oppure, ci sono leggi talmente vecchie che portano palesemente a degli svarioni.
Per esempio, in questo Paese manca una legge sulle polizie private e il testo unico di pubblica sicurezza contiene una serie di normative superate, per effetto delle quali una guardia privata, che accede alla professione senza particolari criteri per quanto riguarda la selezione psico-attitudinale o la formazione, gira armata dalla mattina alla sera e può portare quell'arma in tutto il territorio nazionale, 24 ore su 24, anche al di fuori della professione.
Con tutte queste distonie, il Ministero non riesce a fare un esame unico e ad avere un quadro chiaro e completo, ma sembra essere solo attento ad avere una sorta di prerogativa nel controllo della situazione, senza però averlo effettivamente, allorquando si mette all'inizio di questo articolo il fatto che ci si preoccupi delle forme terroristiche. Delle forme terroristiche ci si deve preoccupare in altra maniera, e non prendendosela con chi fa attività sportiva e chi va nei poligoni a praticare regolarmente una attività.
Tra l'altro, voglio ricordare che a breve partiranno per Londra atleti olimpici che sono tra i migliori al mondo, e che fanno attività sportiva di tiro a segno e che cercheranno di portare a casa ancora molte medaglie. È pertanto giusto salutarli e inviare loro auspici di vittoria anche in queste Olimpiadi.
Con altri colleghi della 1ª Commissione abbiamo presentato una serie di emendamenti, ma ne è passato uno solo, peraltro limitativo, a firma del sottoscritto. Io ritengo che debbano essere ampliati altri emendamenti, proprio per andare a dare chiarezza, sicuramente arrivare a un controllo nell'ambito delle armi, ma non a forzature che ci porteranno sicuramente ad avere di nuovo attuata una procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
DIVINA (LNP). Signora Presidente, signor Sottosegretario, innanzitutto diventa difficile parlare dell'argomento in quanto, se leggiamo il titolo, abbiamo una percezione, se entriamo nei contenuti possiamo dire che c'è di tutto fuorché omogeneità in questo provvedimento. La parte più pesante, forse, addirittura non tocca neanche i Vigili del fuoco e quando li tocca pone tante questioni da ridisciplinare che abbiamo dovuto presentare un'infinità di emendamenti per rendere abbastanza compiuta la normativa di riferimento.
L'articolo 1 reca disposizioni in materia di armi. Vorrei sapere, però, cosa c'entrano le armi con le problematiche relative alla sicurezza e ai Vigili del fuoco. Le armi hanno una disciplina propria, che però ora viene fortemente intaccata e – a nostro avviso – anche compromessa perché si introducono concetti deformanti. Probabilmente da domani il mondo della venatoria e delle Federazioni sportive di tiro, che in parte sono già in subbuglio, assumeranno una posizione forte contro il Governo.
L'intervento normativo viene giustificato con il fatto che si sarebbero verificati episodi delinquenziali caratterizzati dall'uso delle armi. Pertanto, si deduce che vi è un possibile pericolo di ripresa dell'attività terroristica. Vorrei sapere cosa c'entra l'attività terroristica con le armi da caccia e sportive. Sappiamo che i terroristi non hanno bisogno di catalogare le armi, non hanno bisogno di acquistarle legalmente e di immatricolarle. Parliamo di persone che detengono armi legalmente. Quanto previsto in questo provvedimento, quindi, non serve assolutamente a contrastare il terrorismo, anzi è una devianza, che ci porterebbe fuori strada.
Siamo convinti che la ministro Cancellieri non abbia avuto il tempo materiale per capire ed approfondire la questione e così – ahimè! – si è fatto passare ciò che interessa più la burocrazia che il sistema normativo.
Noi eravamo riusciti a cancellare il Catalogo nazionale, che sarebbe stato un doppione ed un appesantimento per l'importazione e soprattutto per la nostra importante industria di armi (che è legale): infatti, ogni piccola variazione sarebbe stata sottoposta ad un'infinità di verifiche, cosa che avrebbe creato problemi nel caso di grandi appalti esteri. Ad esempio, la Beretta è il fornitore della FBI e delle Forze armate americane e quindi ha commesse importantissime: se la Beretta avesse dovuto modificare il mirino di una pistola, senza cambiare null'altro, avrebbe dovuto sottoporre quella modifica ad una fila di verifiche, contro verifiche, nullaosta e lungaggini che sarebbero durate anni; è ovvio che in tal modo avrebbe perso appalti e forniture.
Dunque, siamo riusciti ad aiutare le nostre grandi industrie di armi (so che la parola «armi» fa paura), che sono per lo più del Nord, ma ecco che la burocrazia romana stabilisce che non va bene e che occorre reintrodurre un meccanismo di accertamento della qualità dell'arma. Esiste già un banco di prova che provvede all'immatricolazione dell'arma e che verifica le qualità dell'arma stessa. Chiedo, pertanto, a cosa serva reintrodurre la commissione consultiva centrale per il controllo delle armi che, a questo punto, in base alla legge, non saprà più esattamente cosa verificare.
Se questa sciagurata norma dovesse essere approvata, avremmo trasformato in legge il concetto della somiglianza: qualora si verificassero condizioni in cui un'arma è somigliante ad un'arma da fuoco automatica, essa dovrebbe essere sottoposta a tutte le verifiche; pur trattandosi di armi detenute legalmente da cittadini onesti, essendo somiglianti a quelle di tipo automatico, dovrebbero essere catalogate come armi sportive e quindi la loro detenzione ed il munizionamento dovrebbero essere ridotti, e – ad esempio – non potrebbero più essere impiegate per la caccia.
Ricordiamo che, innanzi tutto, si introdurrebbe il concetto di arma sportiva che, per la sua caratteristica strutturale è esclusivamente utilizzata per l'impiego sportivo; in secondo luogo, le armi somiglianti ad un'arma da fuoco automatica ovvero armi demilitarizzate diverrebbero armi sportive di serie B; infine, vi sarebbero le armi per uso venatorio.
Nel primo caso si possono allora detenere solo tre fucili; nel secondo, se ne potrebbero detenere sei; nel caso delle armi esclusivamente da caccia non esistono invece limitazioni. Ma se queste armi, catalogate come sportive e oggi già utilizzate per la caccia, dovessero essere somiglianti ad armi da fuoco automatico non le si potrebbero più usare per cacciare e nel caso del munizionamento la limitazione scatterebbe a 200 munizioni. Anche in questo caso magari noi non siamo esperti però le federazioni ci dicono che in una manifestazione sportiva mediamente si usano da 300 a 500 colpi; vorrebbe dire che da domani non potrebbero più nemmeno effettuare un manifestazione sportiva. Stiamo compromettendo un settore di esportazione e importazione, nonché la detenibilità di chi ha già queste armi, che da domani non saprebbe più come farle classificare. Probabilmente anche in sede di Commissioni, tra l'arma somigliante e quella non somigliante, abbiamo introdotto un concetto che più vago di così non si poteva.
La Commissione ha fatto ciò che ha potuto e ha almeno messo apparentemente al riparo le armi da caccia. Infatti, nell'emendamento 1.1 della Commissione, accettando il contenuto di alcuni emendamenti mi sembra presentati dai colleghi Saia e altri, si prevede l'esclusione dei fucili da caccia ad anima liscia, oppure delle repliche di armi ad avancarica, cioè le armi storiche. Mi verrebbe però da far presente al Governo che i fucili da caccia ad anima liscia, normalmente definite doppiette, sovrapposti eccetera, non sono esclusivamente i fucili da caccia; esistono fucili da caccia ad anima rigata che sono per lo più fucili e carabine ad alta precisione utilizzati per la caccia agli ungulati e agli animali di stazza un po' più grande. Inserendo questa esclusione abbiamo in parte messo al riparo le armi da caccia ma abbiamo lasciato fuori tutte le armi da caccia specifiche, quelle usate per la caccia al cinghiale, al cervo, ai caprioli eccetera, cioè gli ungulati, e comunque agli animali di grossa taglia, che a questo punto verrebbero assoggettate alle armi sportive e ai relativi condizionamenti in ordine alla detenibilità, al numero eccetera. Speriamo che in fase di discussione si possa cancellare la dizione "ad anima liscia". Già cancellando queste parole avremmo ottenuto di non far "imbestialire" anche i cacciatori con questo provvedimento.
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, martedì 17 luglio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30.