L’assessore lombardo all’Agricoltura, Fabio Rolfi, chiede all’Ispra di compensare lo stop alla caccia causa Covid, prolungando la stagione nei confronti del cinghiale
La regione Lombardia, tramite l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi, ha inoltrato all’Ispra la richiesta di prolungamento della stagione venatoria al cinghiale, in quanto proprio la chiusura momentanea della caccia nelle regioni zona rossa favorirà ulteriori danni e invasività delle popolazioni di cinghiali, non più limitate dagli abbattimenti programmati. La proposta è di allungare fino alla fine di febbraio là dove era prevista una chiusura al 31 gennaio e fino alla fine di gennaio dove era prevista una chiusura a dicembre.
Analogamente Confagricoltura in Piemonte, per mezzo del proprio presidente Enrico Allasia, propone di riprendere la selezione e gli abbattimenti a tali animali sempre per limitare l’invasività della specie. Confagricoltura sottolinea inoltre la necessità di gestire le sovrappopolazioni, onde non permettere troppa promiscuità alla quale si associa il rischio di diffusione della peste suina, dalle popolazioni selvatiche può portare alla trasmissione anche agli allevamenti, con danni che sarebbero enormi. Porta a esempio la Germania che, in piena emergenza peste suina, ha incluso nei mezzi venatori anche visori notturni per una maggior efficacia della gestione consentendo gli abbattimenti. È stato rilevato in Sassonia il 31 ottobre un caso di Psa su un cinghiale abbattuto che non aveva alcun segno esteriore, venuto fuori per caso facendo altre analisi di routine. Con questo in Germania si è arrivati a 117 casi rilevati su cinghiali, per cui, come ribadito da Allasia, “bisogna evitare che si diffonda oltre, pena l’arrivo del virus nei nostri territori del Nord, molto ricchi di allevamenti”. Ma al momento il governo, non sembra intenzionato a prendere decisioni, come d’altronde ha mostrato su problemi ambientali altrettanto gravi.