Dopo la strage compiuta in Norvegia dall’ultra-nazionalista Anders Behring Breivik, è come di consueto scattata la corsa alla ricerca del capro espiatorio psicologico, per spiegare in modo razionale le motivazioni del gesto. Mentre, stranamente, il possesso di armi da parte dei cittadini non è ancora arrivato in cima alla hit parade, a scalare la classifica in questo momento sono i videogiochi e i film violenti, di cui Breivik sembra che sia un amatore. Eppure, anche in questo caso sembra proprio che si tratti di un capro espiatorio comodo, ma fuorviante, almeno stando ai risultati pubblicati negli Stati Uniti dagli economisti Gordon Dahl e Stefano Della Vigna. I due esperti avrebbero, infatti, compiuto uno studio in particolare sui film violenti, arrivando alla conclusione che, quando vengono proiettati nei cinema di una determinata città, lì i crimini diminuiscono, e restano bassi fino al mattino dopo. In altre parole, i film aggressivi (ma nulla vieta di associare a essi i videogiochi) consentono ai violenti di trovare una valvola di sfogo innocua e li "tolgono dalla circolazione", invece di lasciarli in giro a ubriacarsi e fare a botte.
Dopo la strage compiuta in Norvegia dall’ultra-nazionalista Anders Behring Breivik, è come di consueto scattata la corsa alla ricerca del capro espiatorio psicologico, per spiegare in modo razionale le motivazioni del gesto. Mentre, stranamente, il possesso di armi da parte dei cittadini non è ancora arrivato in cima alla hit parade, a scalare la classifica in questo momento sono i videogiochi e i film violenti